Furto sventato a Chiasso
Era un colpo da 50 milioni (video)

L’assalto fallito al caveau in Svizzera: dieci persone provenienti dalla provincia di Foggia. Un Tir per caricare i lingotti rubati

L’ispirazione l’avevano tratta dal film Ocean’s Eleven, ma la realtà si è mostrata diversa e ben più amara. Così, a dispetto di una preparazione minuziosa, fatta di lunghi appostamenti e sopralluoghi in via Sottopenz a Chiasso (per studiare i movimenti del personale di sorveglianza del portavalori Loomis e delle forze dell’ordine ticinesi), e nonostante l’impiego di costosissima tecnologia elettronica di ultima generazione (che serviva ad accecare il sistema di allarme del caveau), la lunga trasferta dalla Puglia a Chiasso che mirava ad impadronirsi del tesoro di 50 milioni di euro in lingotti d’oro custodito all’interno del deposito, si è miseramente conclusa in carcere.

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È un gruppo conosciuto alle forze dell’ordine come “la banda cerignolana”, dal paese di origine dei suoi componenti, in provincia di Foggia, specializzata in furti in grande stile, alla Oceans’ Eleven, appunto, film al quale sono stati sentiti fare riferimento nel corso delle intercettazioni ordinate a loro carico dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari.

Di qui il nome dell’operazione di polizia internazionale, prendendo a prestito il titolo del sequel, Ocean’s Twelve. Insomma, loro che si credevano cacciatori, che si appostavano per spiare la polizia svizzera, non sapevano di essere preda a loro volta, pedinati e controllati in tutta Italia, in Svizzera e in Francia, dai carabinieri di Cerignola.

I militari hanno giocato a lungo al gatto con il topo, scoprendo la loro base logistica in Lombardia, in un bed&breakfast ad Abbiategrasso, fino a quando per la banda non è scattata l’ora “X”, il momento di dare l’assalto al forziere con l’attrezzatura professionale: una “carotatrice”, per perforare la blindatura del caveau, e un congegno “jammer” telefonico di ultima generazione, appositamente acquistato e pagato la bella cifra di 40mila euro, per inibire i sistemi di allarme di cui è dotato il deposito Loomis: lo consideravano un investimento per il colpo della vita. È qui che lunedì alle 2 del mattino gli agenti della Polizia cantonale ticinese gli sono saltati addosso arrestandone cinque.

Altri cinque, che erano riusciti a fuggire, si sono diretti alla base di Abbiategrasso, dove ad attenderli però vi erano i carabinieri. Altri due, infine, di cui ancora si deve capire il ruolo, sono stati sorpresi dai carabinieri di Como a bordo di un Tir parcheggiato in prossimità del confine: sono pregiudicati e si ritiene che avrebbero dovuto trasportare l’intero bottino.

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