«Paghiamo euro per i bitcoin»
Ma è il solito pacco truffa

La polizia sventa una truffa in un albergo. Denunciati due uomini di origine serba

Dicevano di voler acquistare tremila bitcoin e che erano pronti a pagare 17 milioni di euro in contanti. Protagonista di questo scambio è un intermediario finanziario comasco, che stava per cadere nella trappola tesa da due cittadini italiani di origine serba, i proponenti dell’affare, denunciati, al termine di una giornata convulsa, per tentata truffa.

Perché, a dispetto della retorica che avvolge le nuove e impalpabili monete virtuali, come appunto il bitcoin, il trucco messo a punto dai due truffatori era vecchio come il cucco: millantare la prospettiva di un’operazione di cambio molto vantaggiosa, per poi rifilare, sotto le prime mazzette di soldi buoni, pacchi e pacchi di fac-simile, vale a dire carta straccia.

È andata proprio così, dopo un primo abboccamento a Ferragosto in un albergo a Lugano, dove, al fine di “saggiare” l’onestà della vittima, i due falsi acquirenti hanno chiesto che fosse eseguita una prima transazione di 3,5 bitcoin del valore di 20mila euro, che andava a buon fine e per la quale gli veniva corrisposta la somma di 10mila euro in contanti. Ma poi, vista l’ingente somma proposta per la cessione di tremila bitcoin, 17 milioni di euro, i proponenti dell’affare ci hanno ripensato: meglio trasferirsi a Como, per evitare problemi alla dogana.

È qui che il promotore finanziario si è insospettito, e ha chiamato la fidanzata, la quale ha composto il 112: sul posto è arrivata una Volante della polizia, che ha scoperto l’inganno: nelle borse dei contanti, sotto le prime file di banconote buone c’erano i fac-simile. I due di origine serba, uno residente nel Milanese, l’altro in provincia di Monza Brianza, sono stati denunciati a piede libero.

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