Picchiarono vigile fuori dallo stadio
Identificati con le foto di un cellulare

A processo sette tifosi, udienza rinviata a settembre

Nuova udienza ieri mattina in tribunale del processo istruito nei confronti di sette tifosi del Como imputati del parapiglia in cui, il 16 marzo del 2014, fuori dallo stadio, un agente della polizia locale fu preso a pugni e spedito in ospedale. Agli imputati (di età compresa tra i 29 e i 51 anni) la Procura contesta i reati di resistenza e lesioni . Un altro tifoso era stato già condannato in sede di udienza preliminare. Ieri, davanti al giudice Carlo Cecchetti, i testimoni - tutti vigili urbani colleghi della vittima - hanno ricostruito chi le fasi della ressa che si sviluppò di fronte al Bar Pino - e con esse quelle dell’aggressione - chi le fasi dell’indagine che ne conseguì, e che permise di identificare l’elenco dei sospetti. Tutto, lo ricordiamo, ebbe inizio da un “invito” piuttosto infelice, rivolto a un agente che, subito dopo essere salito sull’auto di servizio, si stava allontanando dalla zona dell’hangar insieme a un collega. L’agente tentò di identificare chi pronunciò la frase, ma la “massa” si mobilitò in suo aiuto. «Saranno stati in 50, 60», hanno ricordato in aula altri agenti arrivati subito dopo in supporto ai colleghi. In particolare uno di loro ha raccontato che tutti spintonavano, tutti tiravano pugni e calci e che lui stesso si salvò grazie alla dotazione da motociclista.

Già, ma come fu possibile ottenerne l’identificazione (punto sul quale gli avvocati difensori hanno mosso più di un rilievo)? Di fatto - si è chiarito sempre in aula - i riconoscimenti, successivi all’episodio, furono possibili grazie ad alcune fotografie scattate di fronte al bar da uno dei vigili (con il suo telefono cellulare) e alle informazioni raccolte dagli stessi agenti per il tramite di fonti cosiddette «confidenziali». Si torna in aula a novembre, per procedere all’audizione di nuovi testimoni. Quanto agli imputati, negano tutti e negano tutto, come dimostra la scelta di affrontare un pubblico dibattimento e di rinunciare agli sconti previsti dai riti alternativi in caso di giudizio anticipato.

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