Piccoli negozi in fuga dal centro
«I grandi marchi li strangolano»

Giansilvio Primavesi sul fenomeno della desertificazione in città murata - «Quanto sta succedendo a Como accade anche nelle altre città italiane, turistiche e non»

«Quello che sta succedendo a Como è la fotocopia di quanto accade nelle altre città italiane, turistiche e non solo». Le parole sono di Giansilvio Primavesi, storico commerciante del centro, per anni presidente di Confcommercio. Si riferiscono al fenomeno di “sostituzione” dei negozi storici con i marchi commerciali più grandi. «In generale, non soltanto a Como, le vie migliori piano piano tendono a essere occupate dalle catene, poi ci sono ovviamente gli esercizi in grado di resistere. Per farlo, però, è necessario avere un tornaconto, quindi un fatturato di un certo tipo e un giro d’affari positivo. Purtroppo, in generale si sta scontando un calo delle vendite e dei consumi: la conseguenza, per chi non è proprietario dei muri, è fare i conti con più difficoltà con gli affitti e le spese».

Le future vetrine del centro porteranno le insegne dei brand medio grandi? «È bene sottolineare un aspetto - continua Primavesi – la città murata non è un unico blocco. Alcune vie sono effettivamente care, altre invece sono più economiche, basta girare l’angolo».

Per esempio, la differenza fra i prezzi della zona compresa fra via Vittorio Emanuele, via Luini, piazza Duomo e porta Torre con quelli di via Primo Tatti sono significativi. «Le vie principali sono sempre più occupate dalle catene e dalle grandi firme e questo fa salire il prezzo dei canoni: loro offrono di più, mentre l’esercizio famigliare o più piccolo fa fatica a barcamenarsi. In quel caso, può scegliere la delocalizzazione in un’altra zona, ma dipende dal prodotto: alcuni, se non hanno una merce specifica, hanno bisogno del passaggio delle persone altrimenti non funzionano».

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