Pitbull sbranò il cane e ferì il padrone
La proprietaria condannata per lesioni

L’animale uscito dall’auto si avventò contro l’uomo. I giudici: «Doveva vigilare, sapeva che era pericoloso»

Il pitbull del suo fidanzato balzò fuori dall’auto non appena vide un cagnolino nelle vicinanze. E lo sbranò, mentre il padrone di quest'ultimo rimase ferito nel tentativo di salvare il proprio cane. I giudici della Cassazione hanno confermato la condanna per lesioni colpose inflitta dal giudice di pace di Como a una donna di 42 anni accusata di non aver vigilato sul cane che stava portando con sé in auto.

I fatti risalgono a 4 anni fa. La donna si trovava in auto con il pitbull di proprietà del suo compagno. Secondo la ricostruzione dei fatti da parte dell’accusa - e giudicata veritiera dai giudici - una volta accostata l’auto avrebbe aperto la portiera senza prima mettere il guinzaglio (né tantomeno la museruola) al cane il quale balzò fuori dalla vettura, incurante dei richiami, per avventarsi contro un altro cane che passava in quel momento. nu attacco feroce, nel quale il cane di piccola taglia aggredito morì e il padrone rimedio una brutta ferita alla mano con una prognosi di 8 giorni.

La donna, attraverso il suo avvocato, ha tentato di dimostrare di non aver alcuna colpa riguardo a quell’improvviso attacco, sostenendo che il pitbull avesse sfondato il tettuccio decappottabile dell’auto, impedendo così qualsiasi intervento.

Scrivono invece i giudici della Cassazione che nella sentenza di appello il magistrato ha «accertato che il cane uscì dalla portiera dell’auto, aperta dall’imputata, la quale omise di assicurarsi che un cane così aggressivo, potesse uscire dall’abitacolo, né lo dotò di una museruola, al fine di evitare eventi quali quello prodottosi».

Aggressivo, al punto da aver morsicato l’imputata stessa la quale nel ricorso ha ricordato come il cane fosse stato ricevuto da un canile siciliano e che, dopo il fatto, lo stesso canile è stato contattato per riprendere indietro l’animale.

Inoltre la sentenza della Cassazione, in merito al fatto che la donna non fosse l’effettiva proprietaria del cane, ricorda come «l’obbligo di custodia e vigilanza sull’animale non sorge necessariamente dalla titolarità del proprietario, ma dal rapporto di fatto instauratosi con il medesimo, che può derivare anche dall’occasionale affidamento, o più semplicemente dalla detenzione». Soprattutto se chi deve prendersi cura del cane è «a conoscenza dell’aggressività dell’animale, non nuovo ad episodi del genere», tanto da aver tentato di mordere l’imputata stessa.

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