Pochi taxi e i turisti perdono le staffe: «Non li ho caricati, calci all’auto»

Il caso Riesplode il problema della carenza di auto in servizio, a fronte del boom di visitatori - «Sono di Centro Valle Intelvi, per legge non potevo farli salire. Ma bisogna trovare soluzioni»

Una serata da dimenticare quella che ha vissuto lo scorso mercoledì Camillo Galante, taxista di Centro Valle Intelvi. Si trovava a Como, in piazza Cavour, dove aveva appena accompagnato dei clienti, quando un gruppo di turisti stranieri lo ha avvicinato chiedendo di salire. «In inglese ho provato a spiegare che non potevo accompagnarli da nessuna parte, dal momento che per legge non posso eseguire corse che partano da Como, ma loro erano veramente nervosi perché aspettavano da molto tempo un taxi». La situazione degenera quando Galante riparte e si ferma al primo semaforo rosso, pochi metri più avanti: «Un gruppetto più piccolo di ragazzi, anche questi turisti, di circa una ventina d’anni, mi ha raggiunto chiedendomi di nuovo di poter salire. Ho spiegato la situazione, ma credo non abbiano capito: si sono arrabbiati e hanno iniziato a insultarmi. Quando poi stavo per ripartire hanno preso a pugni e calci la macchina».

La situazione vissuta da Galante tre sere fa non è un caso isolato, né nella vita professionale del taxista né nel sul panorama generale della provincia di Como.

E fa emergere in modo eclatante un problema: le licenze sono poche, sproporzionate rispetto alla richiesta data dalle continue ondate di turisti che raggiungono il lago, in particolare nel capoluogo, dove sono solo 45. «Questa volta mi sono spaventato più del solito - continua Galante - Non se ne può più: occorre trovare una soluzione che permetta di lavorare in sicurezza a chi trasporta clienti dalla provincia a Como. Non voglio trovarmi ancora in situazioni così spiacevoli». Le proposte sul tavolo sono diverse: c’è quella contenuta nel nuovo regolamento del servizio taxi della città di Como - il precedente risale al 1999 - che, dopo aver ricevuto il via libera dalla giunta, dovrà passare il vaglio dell’Autorità di regolamentazione dei trasporti e poi passerà in discussione a settembre in consiglio comunale. La proposta è quella di gestire il servizio organizzandolo su turni di otto ore. Ma non è l’unica avanzata da chi lavora nel settore.

«Il territorio della provincia di Como non è semplice, non è una pianura - continua Galante - io sono convinto che sia più che mai essenziale una collaborazione interna tra colleghi. Avevo già proposto in passato una collaborazione ai colleghi di Cernobbio, che l’hanno accolta, ma anche a quelli di Como, per darci una mano nei momenti di flussi turistici più intensi»

Un altro esempio citato da Galante per spiegare come l’attuale territorialità del servizio non funzioni risale a inizio luglio, quando ha accompagnato dei clienti in stazione San Giovanni e ha trovato in cerca di taxi 12 turisti, senza nessuno che potesse accogliere la loro richiesta.

Insomma, i turisti ci sono ma i servizi all’altezza non ancora. E il caso dei taxi è eclatante.

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