Primavere, viaggio tra le città ideali

Martedì 26 aprile nella Sala Bianca del Sociale il racconto del giornalista e scrittore Fabio Isman: dalla Bibbia a Saint Malò, la Terra del Sole e Aquileia.

La più antica città ideale è probabilmente quella che troviamo nella Bibbia, progettata da uomini che volevano una città-torre la cui cima toccasse il cielo, ovvero Dio. Sogno subito infranto da un crollo che ha disperso, insieme alle macerie, anche i linguaggi che si sono moltiplicati introducendo l’incomunicabilità tra individui della stessa specie. Da qui partirà il racconto nel tempo e nello spazio delle città ideali a cura di Fabio Isman, giornalista e scrittore che si occupa da anni di arte e cultura trasformandone il racconto in vere e proprie guide per viaggiatori e che sarà presente alle “Primavere” il prossimo 26 aprile alle ore 21 nella Sala Bianca del Teatro Sociale.

Anche quando la città era progettata da Dio, non è stato facile metterla in piedi e l’arcangelo Michele dovette apparire ben tre volte al vescovo di Avranches per convincerlo a dedicargli una chiesa nel luogo che Victor Hugo chiamò in seguito “una piramide sul mare”. Questo promontorio nel golfo di Saint Malò è un luogo in cui avviene un incredibile miracolo geografico: le acque dell’oceano che lo circondano, per effetto di maree rapidissime, si ritirano di 25 km in sole 12 ore tanto da volgere il monte in isola, al cui centro si trova l’abbazia di Mont Saint Michel, benedettina, divenuta meta di pellegrinaggio da quando è sorta.

Non è questo forse il luogo ideale in cui vivere, ma di certo è resistito dal 709 a oggi, a dispetto di altre città, sorte come ideali ma poi abbandonate a sé stesse o addirittura lasciate incompiute dopo la morte dell’ideatore.

Pochi conoscono, per arrivare in Italia, la Terra del Sole, ovvero Eliopoli, pianificata da Cosimo I de’ Medici nel 1546 a otto chilometri da Forlì, ora nel comune di Castrocaro. Ancora oggi ostenta fortificazioni e mura dietro a cui nasconde celle segrete per le torture, forche, patiboli, catene per le caviglie e per il collo e soprattutto un gigantesco archivio criminale, forse il più completo al mondo, che contiene notizie sui reati commessi dal 1579 al 1772. La Terra del Sole era più di un grande carcere retto dalla giustizia intesa come deterrente sociale. Questa città, che è considerata città ideale per la sua struttura architettonica, più che per l’ambizione per la quale è stata costruita, è rimasta cristallizzata, essenziale e spoglia, entro le sue mura.

Aveva dunque ragione Bernard Berenson che sosteneva che l’Italia avrebbe mantenuto la sua bellezza finché fosse rimasta povera, finché non ci avesse conquistato il fascino della comodità dei bagni moderni.

È davvero avvincente il viaggio che Isman ci proporrà alle “Primavere”. Ci condurrà a scoprire i segreti di alcune città come quella che, forse senza accorgercene, abbiamo ammirato per anni nella sigla del Tg3 e che rappresenta il massimo fulgore teorico e pratico che è stato raggiunto dalle città ideali nel Rinascimento.

Sono stati alfieri delle città ideali rinascimentali Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti che, con le vedute ideali architettoniche, anticipano spesso di decenni la comparsa dell’architettura reale. Con loro viene abbandonata l’idea della città medievale cresciuta disordinatamente su sé stessa con edifici ammucchiati lungo le strade strette e tortuose. Viene messo in crisi il concetto di spazi aggregati per fare spazio a un sistema razionale, sottoposto al dominio dell’analisi sistematica e controllato dalle leggi della geometria e della matematica. Per il Rinascimento insomma la città ideale quella razionale e le motivazioni di ordine sacro e religioso scompaiono in favore di un atteggiamento spiccatamente scientista.

Per fare un tuffo nell’antica Roma, Isman ci porta ad Aquileia che continua ad emanare il suo fascino grazie alla generosità con cui racconta la sua storia a partire da quando era un’antica colonia messa in piedi nella remota provincia di Udine dai romani nel 186 a.C. per proteggersi dall’aggressione dei galli che lì cercavano di insediarsi. Raccontano le antiche cronaca che Roma vi spedì tremila fanti oltre a cavalieri e centurioni che, per essere invogliati a trasferirsi ricevettero tanta terra quanta non era mai stata assegnata prima. In pochi avrebbero scommesso che questa colonia di frontiera sarebbe diventata la ricchissima Porta d’Oriente di Roma, che Cesare vi avrebbe soggiornato, che Ottaviano vi avrebbe posto una residenza e che fu visitata anche da Tiberio e Diocleziano.

Aquileia fu luogo di mercato e di traffici internazionali e restò per tutto il medioevo la maggior diocesi in Europa fino a quando nel 1420 Venezia ne ebbe il sopravvento decretandone la fine e il tramonto. Sconfitta ma non soggiogata, Aquileia non ha ma tradito la sua storia e l’ha conservata fino a diventare nel 1998 patrimonio mondiale dell’Unesco. Il cimitero retrostante la sua basilica accoglie le spoglie dei primi italiani morti sul Carso nella grande guerra mondiale e questo perché il luogo è assai prossimo ai campi di battaglia e per il prestigio della chiesa di Aquileia che un tempo era seconda per dignità soltanto a Roma.

Nel 1921 da Aquileia una madre che aveva perso il figlio in guerra scelse le spoglie di un soldato senza nome per farlo diventare milite ignoto del vittoriano a Roma. Il feretro percorse in treno l’Italia con un viaggio rimasto famoso tra due ali di folla in ogni stazione.

Altre città verranno raccontate come quelle operaie, nate dal sogno di grandi imprenditori e costruite attorno alle filande di San Leucio o alla tessitura di Crespi d’Adda. Non sappiamo con quale criterio alcune di queste siano giunte fino a noi nella loro integrità. Forse hanno avuto il coraggio di reinventarsi, senza tradire la vocazione alla bellezza e al lavoro, come Crespi d’Adda: la filatura è stata chiusa negli anni Settanta e si è aperta recentemente a una nuova vita turistica grazie all’energia degli abitanti e agli investimenti di un imprenditore bergamasco.

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