Quasi tre mesi senza precipitazioni
Lario in ritirata e l’acqua scarseggia

L’ultimo vero rovescio risale all’8 dicembre - Risorse a rischio in alcune zone della provincia mentre in città si attinge dal lago e non ci sono problemi

Siccità, possibili ripercussioni sulle forniture idriche.

A Como in tre mesi ha piovuto pochissimo, solo tre volte. Risale all’8 dicembre l’ultimo vero rovescio, poi il 5 gennaio è seguita una debole pioggerella, quindi una finta nevicata il 14 febbraio.

In questo periodo sono scesi 69 millimetri d’acqua contro una media di 254 negli ultimi trent’anni. Il risultato è che il lago è ai minimi storici, 23 centimetri sotto alla media calcolata dalla metà del secolo scorso. Dal primo gennaio a oggi sono entrati nel lago 341 milioni di metri cubi d’acqua grazie al principale affluente, l’Adda. L’anno scorso, con un inverno già piuttosto secco, nello stesso periodo erano entrati 682 milioni di metri cubi d’acqua. Quindi esattamente la metà.

«Siamo consapevoli delle criticità sotto agli occhi di tutti – spiega Enrico Pezzoli , presidente di ComoAcqua – relative all’emergenza idrica. Non piove da mesi, i laghi e i fiumi sono ai minimi, preoccupano in particolare le sorgenti che non hanno più la portata che avevano fino solo a pochi giorni fa. Attenzione: la crisi idrica non è ancora da allarme rosso. Certo se la siccità dovesse perdurare andremo incontro a problemi molto concreti. Abbiamo comunque un piano di monitoraggio attivo e degli interventi infrastrutturali per cercare di prevenire emergenze sempre più attuali».

Per esempio interconnessioni tra Comuni per spostare l’acqua e interventi su tubature e acquedotti. Le falde del resto si stanno svuotando. I territori più colpiti ad oggi sono le piccole realtà della provincia servite da impianti autonomi. In città invece l’impianto gestito dalla società Lereti pesca dal lago a metri e metri di profondità. Dunque non dovrebbero verificarsi conseguenze a stretto giro, detto che questo è un inverno tra i più secchi degli ultimi cinquant’anni.

«Tanto più che paradossalmente i consumi in momenti come questi salgono - spiega Andrea Pezzani , direttore di esercizio a Como di Lereti – e l’avvicinarsi della primavera potrebbe vedere un ulteriore aumento della domanda d’acqua». In alcune zone del Comasco è possibile che le amministrazioni chiedano a breve un uso più accorto dell’acqua se non legato ai bisogni primari. Da Larioreti, che gestisce il ramo lecchese ed alcuni territori della nostra provincia, fanno sapere che non ci sono oggi problemi sugli impianti centrali, ma nelle diramazioni, quindi lungo gli assi di distribuzione. Ma con l’incremento dei consumi e la riduzione dell’afflusso delle fonti e delle sorgenti locali anche l’approvvigionamento principale potrebbe incontrare delle difficoltà.

«Sta piovendo poco e raramente - spiega Paolo Pierobon , referente di Meteorologia Comasca – tre volte in tre mesi. La nostra stazione che ha la serie storica più lunga, quella di Monte Olimpino dal 1989, calcola quasi un quarto della poggia caduta rispetto alla media attesa».

«Il lago è ai minimi di sempre - dice Gianni Del Pero , geologo e ambientalista comasco presidente del Wwf Insubria, già a capo del Consorzio dell’Adda – come la portata del fiume Adda in ingresso a Como. L’unica soluzione è aprire i ricchi bacini dell’alto lago che conservano immense quantità d’acqua per la produzione elettrica».

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