Rapinese a Piazzapulita: «Il lavoro a Como c’è, ma non si trovano i lavoratori. Si è alzata l’aspettativa delle persone»

Televisione Il sindaco di Como è stato invitato alla trasmissione in diretta ieri sera su La7 per parlare di lavoro, reddito di cittadinanza e povertà

Invitato alla trasmissione Piazzapulita, andata in onda ieri sera su La7, il sindaco Alessandro Rapinese è intervenuto sul tema della povertà, della mancanza di posti di lavoro e sulle novità relative al reddito di cittadinanza parlando proprio della sua città, Como. Secondo Rapinese a Como il lavoro non manca affatto, a mancare, anzi, sarebbero i lavoratori.

«Come Comune sono socio di una società che ha i pullman ma non trovo chi li guidi; il mio lago è pieno di turisti, ma non trovo chi lavori in Navigazione, che non ha abbastanza utenti per procedere con la regolazione dei servizi; faccio dei bandi come sindaco per assumere figure che si dovrebbero trovare sul mercato, ne cerco sedici e ne trovo quattro; ho due posizioni per laureati in giurisprudenza e nessuno arriva; faccio fatica se cerco dirigenti e anche se cerco segretari generali; idem per i camerieri. La verità è che forse, in questo Paese, si è alzata un filino l’aspettativa e si è abbassato il senso di responsabilità».

La scorsa prima vera sulle pagine di questo giornale avevamo affrontato il tema delle offerte di lavoro a Como, in un momento in cui, da diversi mesi, le vie del centro città erano piene di vetrine tappezzate di avvisi di ricerca personale: offerte che però non riuscivano a essere soddisfatte e che per lungo tempo restavano sempre le stesse, affisse sulle vetrine dei medesimi negozi.

Provando ad accompagnare alcuni lavoratori a rispondere con i loro curricula a queste offerte di lavoro e monitorando poi la loro esperienza, era emerso come, in molti casi, non arrivasse mai alcuna proposta di lavoro effettiva nemmeno dopo essersi proposti per le posizioni aperte presentando un curriculum coerente con le richieste fatte dai datori di lavoro: i negozi, bar e ristoranti cercavano spesso solo persone molto giovani, disposte a lavorare diverse ore al giorno (di cui alcune pagate in nero in determinati casi), con reperibilità e stipendi bassi.

Sempre ieri sera sul tema dei bonus e del reddito di cittadinanza, il sindaco Rapinese si è espresso così: «Qui la vera follia è che la povertà non la risolvi stampando denaro o chiuso in un Parlamento, la risolvi creando ricchezza. Siamo diventati talmente molli in questo Paese che pensiamo di risolvere problemi generazionali, di una generazione che non è nemmeno più abituata a soffrire, semplicemente con i contributi economici».

Un altro tema, quello del confronto tra generazioni diverse, rispetto al quale si è discusso anche qui a Como e sulle pagine di questo giornale, dove abbiamo pubblicato, insieme ad altre testimonianze, una lettera di una giovane lavoratrice di 26 anni che si diceva stanca delle critiche alla sua generazione: «Gli scansafatiche ci sono sempre stati, ci sono adesso come c’erano 50 anni fa e non è intellettualmente onesto generalizzare classificando la nostra generazione come “piena di scansafatiche e buoni a nulla”. Io personalmente per via del mio lavoro ho sempre rinunciato a week-end fuori con gli amici, serate in discoteca e buona parte delle cose che si fanno in giovane età ma sono contenta di averlo fatto perché ho avuto modo di poter crescere, personalmente e professionalmente, come persona, come donna, mettendo dei soldi da parte che mi sono serviti per comprarmi una casa, per gettare le basi del mio futuro».

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