«Rientro a scuola solo con i vaccini
Ma ora bisogna accelerare»

A Como il 60% dei giovani tra i 12 e i 19 anni ha già fatto o ha prenotato almeno la prima dose - Il preside del Giovio: «L’obiettivo minimo è l’80%»

Il rischio? Ricominciare la scuola a settembre come lo scorso anno. Cioè: distanziamenti, doppi turni, mascherine, didattica a distanza, classi in quarantena.

La speranza? La crescita della percentuale di adesione alla campagna vaccinale dei comaschi under 20.

Al momento, per quanto riguarda la fascia che va da 12 a 19 anni, 4 su 10 si sono prenotati per ricevere il siero anti Covid. Di contro, oltre 23mila non hanno ancora alzato la mano e non hanno nemmeno una parziale protezione. Il 37,33% ha ricevuto, al momento, la prima dose. Vale a dire, quasi 15mila giovani.

In previsione di settembre, i numeri dovranno salire per forza. Altrimenti, si rischia d’essere punto e a capo.

La quota per immaginare un rientro in classe in tranquillità, anche e soprattutto alla luce di quanto si sta espandendo la variante Delta, è attorno all’80%. Sotto questa soglia, è dura pensare a un allentamento delle restrizioni. «L’adesione al 60% significa essere sulla buona strada – commenta il preside del Giovio Nicola D’Antonio – se però non ci sarà un incremento, potremmo ritrovarci nelle condizioni dello scorso anno. L’unica strada per immaginare un ritorno alla normalità pre Covid è il vaccino: altre possibilità per uscirne, onestamente, non ne vedo».

I dirigenti non hanno modo di sapere in maniera ufficiale quanti siano i vaccinati all’interno dei propri istituti: «Abbiamo una stima, ma non un numero reale – aggiunge D’Antonio – per esempio, al Giovio so che molti docenti si sono sottoposti alla somministrazione perché me l’hanno detto. I dati dei ragazzi di quinta erano abbastanza incoraggianti. Per quanto riguarda gli altri, abbiamo solo alcune indicazioni arrivate dai professori che ne hanno parlato con i docenti. L’intenzione c’è, ma non sapremo poi quanti saranno in effetti i vaccinati».

Lo scorso anno, la ripresa avvenne con i banchi distanziati (il famigerato metro di distanza fra le rime buccali), percorsi differenziati e ingressi separati. Per quanto riguarda la percentuale in presenza, le superiori cittadine decisero in ordine sparso: almeno all’inizio, Pessina, Da Vinci Ripamonti e Caio Plinio riportarono tutti in classe, mentre gli altri 5 istituti optarono per avere una percentuale di studenti a casa. Ovviamente, venne introdotto l’obbligo di mascherina e fu sospeso l’intervallo al bar. Se la percentuale dei vaccinati non crescerà, lo scenario potrebbe ripetersi anche a settembre.

Un altro nodo riguarderà i trasporti: l’accordo messo a punto nei mesi precedenti prevedeva una capienza dei mezzi al 50% e una presenza a scuola attorno al 75%. È stato scelto come punto di partenza, modificabile in presenza d’indicazioni più o meno stringenti.

Al momento, è bene ricordarlo, manca però un protocollo per le scuole. Anche per la maturità, a dire il vero, non venne fornito, tanto che si adoperò quello dell’anno prima.

Insomma, l’unico modo per uscirne e mettere da parte la dad sono i vaccini. «Se a settembre arrivassimo all’80 % di copertura degli under 20 saremmo felici – conclude D’Antonio – il 60% d’adesione è già qualcosa, ma non basta. Per quanto mi riguarda, in tutte le occasioni ho ribadito l’importanza dei vaccini. Se ci fosse la possibilità, si potrebbero somministrare anche a scuola. I numeri devono crescere altrimenti non ne usciamo».

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