«Scandalo ospedale,
vogliamo lavorare»

Disagio per i pazienti e i loro famigliari ma conto molto salato anche per i dipendenti di bar e negozi Anna, 47 anni e tre figli: «A casa da un mese e mezzo, il titolare assicura che si riaprirà ma nessuno sa quando»

Como

Hanno lavorato fino al 31 luglio, poi un mese di ferie, in cui a tempo di record si sono ristrutturati gli spazi eseguendo i lavori disposti da Progetto Novo Sant’Anna, la società legata alla Manutencoop di Bologna che ha realizzato il nuovo ospedale Sant’Anna attraverso il project financing e che ha in mano anche la gestione di tutti i servizi non sanitari fino al 31 dicembre 2031.

Dopo le ferie, una sola settimana di lavoro, ad inizio settembre, quando tutta l’ampia zona di 650 metri quadrati, dalla hall dell’ospedale verso il posteggio, era in fermento per l’apertura dell’area commerciale e in cui, in ognuno degli otto nuovi negozi, lavoratori e imprenditori comaschi si preparavano all’incontro con la clientela.

Incontro lampo, durato solo una mattinata in cui, in alcuni negozi, non si è nemmeno battuto uno scontrino, non perché mancasse l’interesse della clientela, ma perché qualcosa nell’aria suggeriva prudenza viste le autorizzazioni mancanti.

«Noi del bar abbiamo lavorato la prima settimana di settembre – dice Anna Difficile, una dei nove lavoratori di Alpi San Marco, in cassa integrazione a zero ore dal 7 settembre – io mi occupo della ristorazione. Dopo il mese di ferie, settembre, ottobre e molto probabilmente anche novembre, mi saranno retribuiti con un anticipo sul trattamento di fine rapporto. La riapertura del bar interromperebbe la cassa integrazione, me lo auguro. L’azienda dice che si riaprirà, ma nessuno sa quando, comunicazioni non ce ne sono, attendiamo quella deroga».

Anna, ha 47 anni e tre figli, lavora al bar dell’ospedale già da quando la gestione era di Giesse ristorazione, poi con la nuova proprietà.

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