Svizzera, torna lo stop
Passano solo i frontalieri

Attesa per le ricadute della zona rossa sull’asse Italia-Svizzera. Scatta il divieto per lo shopping dei ticinesi e per il pieno di benzina a Chiasso

Sì a lavoro, studio e motivi di salute, no al turismo dello shopping (direzione Italia) ed al pieno di carburante (direzione Ticino).

In attesa di conoscere se la Lombardia o più nel dettaglio le province di confine saranno zone “rosse” o “arancioni” è il senatore varesino del Partito Democratico, Alessandro Alfieri, a tentare di fare chiarezza sui contenuti del nuovo Dcpm - firmato dal presidente Giuseppe Conte e che entrerà in vigore da domani (notizia di ieri sera) - in rapporto a ciò che accadrà tra territori confinanti di Paesi diversi, Italia e Svizzera.

«Potranno muoversi tra Svizzera e province di confine i lavoratori frontalieri e chiunque si sposti per motivi di lavoro (dunque anche lavoratori autonomi) e coloro che si spostano per motivi di studio e per motivi sanitari - precisa Alessandro Alfieri -. Non sarà possibile invece andare oltre frontiera in entrambi i sensi per l’acquisto di beni. È sempre garantito il rientro all’indirizzo di residenza anche nelle zone rosse».

Ritorno alla primavera

In pratica si ripeterà quanto avvenuto in primavera, con l’importante eccezione costituita dal fatto che al momento i valichi di confine risultano tutti percorribili (attenzione in dogana alle autocertificazioni). C’è poi un’altra delicata partita in essere, quella legata agli affetti. Il concetto di fondo è che come in Italia non ci si potrà muovere tra un Comune e l’altro, così avverrà per chi si sposta attraverso il confine. Ai microfoni di Radio Ticino, nel tardo pomeriggio il senatore Alfieri ha precisato che “per rispondere a tutte le domande bisognerà aspettare una decisione definitiva rispetto alla classificazione della Lombardia come zona rossa o arancione».

Rimarrà in essere anche il diritto di transito tra la Svizzera e le regioni italiane. I provvedimenti avranno durata di 15 giorni e pertanto potranno essere rivisti, alla luce dei dati dell’Istituto Superiore di Sanità. La situazione dei contagi in Svizzera ed in Canton Ticino resta critica. A livello federale i casi hanno superato ieri quota 10 mila con 73 decessi, mentre nel Cantone di confine i nuovi positivi sono 378 con altri 5 decessi. Ieri Berna ha fatto sapere che a disposizione dei Cantoni ci saranno i militari dell’Esercito, ben 2500 quelli pronti ad entrare in azione.

I tempi

Sulle decisioni in essere per i territori di confine e sui rapporti tra Italia e Svizzera o meglio tra Lombardia e Ticino in quella che a tutti gli effetti si configura come la seconda ondata di contagi è intervenuto ieri anche Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale frontalieri della Cgil: «E’ evidente al di là della classificazione della Lombardia in zona rossa o arancione che la Svizzera non può in alcun modo privarsi dei frontalieri. Anche le vicende delle ultime ore certificano che non vi è un coordinamento tra territori di confine e non esiste un dialogo stretto tra Regione Lombardia e Canton Ticino. Ognuno va per conto proprio, con la Svizzera che è sempre arrivata in ritardo rispetto alle decisioni assunte in Italia. Servirebbero regole condivise visto l’alto numero di lavoratori e cittadini coinvolte, invece un Paese subisce le decisioni dell’altro».

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