Tassa di soggiorno, perso un milione
A maggio crollo dei turisti del 99%

Rispetto alle previsioni di 1,5 milioni, incassati 526mila euro. Calo medio del 60%. Nel mese peggiore da 149mila euro a mille

Il 2020 per il turismo sul Lario si era aperto con i primi due mesi che lasciavano presagire che si sarebbe potuto infrangere il record del 2019, poi il Covid e il tracollo del settore. Voli aerei e spostamenti bloccati e, ovviamente, il deserto.

Gli effetti sui conti

Gli effetti si vedono inevitabilmente anche nei conti del Comune che, sul fronte della tassa di soggiorno, registra perdite per un milione di euro. Fino a fine ottobre sono stati incassati 526mila euro rispetto a 1,5 milioni che era stato previsto. I soldi, che vengono versati dai turisti agli hotel o gestori di case vacanza in base al numero delle notti di permanenza, vengono poi utilizzati per investimenti per sistemare le zone di pregio e per promuove attività turistiche e culturali.

«Il 2019 - spiga il vicesindaco e assessore al Bilancio Adriano Caldara - aveva portato un milione e 336mila euro, un importo record rispetto al 2018 che era stato di un milione e 55mila euro. Partendo da questi dati all’inizio del 2020, prima ovviamente dello scoppio della pandemia, avevamo previsto di incassare un milione e 480mila euro. I primi due mesi lasciavano ben sperare: a gennaio abbiamo visto un incasso di 70mila euro a fronte dei 29mila del 2019 con un incremento del 144% e a febbraio del 24%. Poi l’esplosione della pandemia».

A marzo gli introiti sono scesi del 82% (da 48mila a 18mila euro), ad aprile del 95% (da 120mila a 6mila), a maggio del 99% (da 149mila a mille). A giugno da 196mila a 26mila (meno 86%) e a luglio da 186mila a 60mila (meno 67%). Qualche spiraglio ad agosto con una flessione del 46% (da 193mila a 104mila), del 41% a settembre (da 199mila a 117mila) e lo stesso a ottobre (da 92mila a 54mila euro). Poi di nuovo le chiusure a novembre e dicembre (mancano ancora i dati, ma saranno al lumicino).

Già con l’assestamento di bilancio di luglio era stato tolto un milione di euro dalle previsioni e in quella sede Caldara aveva annunciato i 218mila euro di ristoro da parte dello Stato e la decisione «di applicare un avanzo vincolato di 822mila euro per dare, comunque, la possibilità di spendere dei soldi nei capitoli di spesa relativi a quelli della tassa di soggiorno».

L’assessore in consiglio comunale, dove si discuteva una mozione - poi ritirata - di Fulvio Anzaldo (lista Rapinese) che chiedeva di congelare la tassa di soggiorno, ha anche fornito i dati sulla tipologia di strutture ricettive e su quelle da dove proviene in gran parte l’incasso per il Comune.

«Nel 2019 dagli hotel 4 stelle erano arrivati 643mila euro, circa il 48% del totale. In percentuale, pur sulle cifre assolute nettamente più basse, anche il 2020 vede pesare i 4 stelle per il 47% – ha chiarito –. Per quanto riguarda gli hotel a 3 stelle, sia nel 2019 che nel 2020 hanno pesato all’incirca il 22% sul totale degli introiti. Il che significa che queste due tipologie, da sole, producono il 70% delle entrate».

Le strutture ricettive

Caldara spiega che le strutture alberghiere (da 1 a 5 stelle) pesano per il 70-72% sul totale delle attività ricettive in termini di incassi. «Da quelle non alberghiere (b&b, case vacanze, campeggi) - conclude - arriva circa il 27-28% dell’imposta e, le sole case vacanze pesano per più della metà con il 15%».

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