Ticino, dopo i frontalieri le imprese
Arriva il referendum sugli sgravi fiscali

Domani si saprà se saranno state raggiunte le firme per portare il tema alle urne - In campo anche big come Marina Carobbio. Il ministro: «Senza incentivi rischio trasferimenti»

Domani sapremo se anche i nuovi sgravi fiscali alle imprese ticinesi, considerati un incentivo importante anche per le attività italiane che vogliono mettere radici in Ticino, finiranno nel Cantone di confine dritte alle urne come già il remake del referendum anti-frontalieri, fissato per il prossimo 17 maggio e che coinvolgerà tutti i Cantoni. Il tema appassiona, ma quello delle firme è uno scoglio arduo, tanto che anche una “big” come Marina Carobbio - esponente socialista nonché prima donna ticinese a sedere (da novembre) nella Camera dei Cantoni - è scesa in campo in prima persona per invitare i ticinesi a firmare per il referendum, «così da poter decidere in maniera autonoma in che modo utilizzare i soldi pubblici».«La maggioranza del Parlamento cantonale - scrivono i promotori dell’iniziativa - hanno votato sgravi fiscali alle aziende e alle persone facoltose per un ammontare di 150 milioni di franchi. Giusto che i cittadini si esprimano su un argomento così sentito e attuale».

Immancabile il riferimento alla vicina Italia. «L’obiettivo è puntare tutto sulla concorrenza fiscale, dove però il Canton Ticino è già molto più attrattivo rispetto all’Italia. E se ai vantaggi fiscali si aggiungono quelli linguistici, culturali e geografici è inevitabile che le aziende italiane si trasferiscano qui».

Aziende che, stando ai promotori dell’iniziativa , nell’ultimo decennio sono raddoppiate. Dunque qualora la raccolta delle firme andasse in porto, all’orizzonte si profilerebbe un doppio test, il primo per avere in presa diretta un riscontro sul gradimento o meno dei frontalieri in Svizzera, il secondo per capire come e quanto le imprese italiane sono apprezzate in Canton Ticino. Il dibattito politico è più che mai frizzante. Il ministro ticinese Christian Vitta ha più volte ribadito che «l’imposizione fiscale in Ticino è nella media nazionale». Lo stesso ministro ha motivato gli sgravi con il fatto che «esiste un pericolo reale che le piccole e medie imprese, senza incentivi, potrebbero trasferirsi in altri Cantoni fiscalmente più vantaggiosi». Incentivi sono previsti anche per i Comuni, che potranno beneficiare di un contributo extra di 9 milioni di franchi.

Il tema delle imprese che lasciano il Ticino, direzione Canton Grigioni (altro Cantone che confina con il Comasco nella zona dell’Alto lago), ma anche Canton Zugo resta anch’esso centrale nel dibattito politico cantonale.

Nel 2018 (ultimo dato disponibile) ben 44 ditte hanno lasciato il Ticino, aggiungendo dubbi sul futuro imprenditoriale del Ticino a quelli già esistenti. Meno imprese significa anche meno lavoratori. Eppure, come più volte raccontato, nel 2019 l’economia ticinese è tornata a mettere le ali, portando in dote il nuovo record di frontalieri alla fine del terzo trimestre (67900 i nostri lavoratori impiegati in Ticino).

Dunque domani sapremo se le politiche in materia di lavoro e imprese del Governo di Bellinzona avranno la meglio sulle richieste del Partito Socialista, il cui peso specifico con l’elezione di Marina Carobbio al Consiglio degli Stati è notevolmente aumentato.

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