Un quartiere nella morsa dei Tir
Ponte Chiasso, 20 anni di promesse

Centinaia di camion in sosta soffocano il quartiere, tra rumori e gas di scarico. Colato, autotrasportatori: «I soldi ci sono, la dogana garantisce 600 milioni di gettito»

Di qua un piazzale fatiscente, zeppo di buche e sporcizia. Di là l’asfalto liscio come un tavolo da biliardo e neanche una carta per terra. Le differenze, nell’ordine e nella pulizia del sito, saltano subito all’occhio. Ma non è l’ennesimo bruciante confronto tra Italia e Svizzera a far arrabbiare i residenti di Ponte Chiasso, ormai rassegnati al disordine delle strade.

Sono i camion in sosta notturna con motori accesi e i compressori delle celle frigorifere al massimo. Siamo a Brogeda, l’area a cavallo del confine tra Italia e Svizzera, dove quotidianamente transitano migliaia di tir da e verso l’Europa, attraverso quella che è rimasta l’ultima dogana extraeuropea.

Un problema per i residenti, che di quei tir respirano i fumi e sopportano i rumori, giorno e notte. Paradossalmente, la situazione dovrebbe essere migliore di qua, perché di là la sosta notturna è consentita. Mentre di qua il piazzale della dogana dovrebbe essere sgomberato entro le 21.45, alla chiusura degli uffici. Un divieto che però non è quasi mai stato fatto rispettare.

Il risultato? Caos e rumori che di notte non fanno dormire i residenti. E che all’alba sono svegliati dal traffico dei mezzi che si mettono in moto. «La dogana apre alle 5 e se tarda di un minuto o due, i camionisti vanno di clacson e trombe, senza minimamente pensare che nelle case vicine ci sono persone che ancora dormono nel proprio letto» rivela Flavio Riva, un residente che ha più volte denunciato la situazione a Brogeda.

Come è possibile che il divieto di sosta non venga fattp rispettare? «Mi chiedo però dove possono andare tutti quei mezzi nei giorni di pressione superiore al normale» risponde Giorgio Colato, coordinatore nazionale della Federazione autotrasportatori italiana (Fai), di cui è anche presidente territoriale per la nostra provincia.

«È una questione annosa, che non ha ancora trovato soluzione, ed è davvero irragionevole, considerato che la dogana di Brogeda garantisce un gettito annuo di 600 milioni di euro allo stato italiano. È possibile che nemmeno un soldo possa rimanere sul territorio? I soldi ci sono. Se si fosse cominciato a pensare vent’anni fa, di prelevare una minima percentuale di quel danaro per investirlo sulla dogana e la manutenzione , ora avremmo quelle opere necessarie a fare di questo luogo un sito funzionale, e i residenti non protesterebbero».

E quali sono? Colato ricorda per esempio la vicenda Lariotir, l’area di Lazzago finita nelle mani degli svizzeri di Planzer, «che avrebbe potuto costituire una valida area di sosta per i tir in attesa di svolgere le procedure doganali. E invece come sempre è mancata la progettualità».

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