Viadotto, vent’anni di errori e pasticci
Lo sperpero finale sfiora i 2 milioni

I lavori disastrosi del ponte erano già costati 600mila euro in più del previsto - Per metterlo in sicurezza spesi altri 1,2 milioni più altri 100mila euro di spese legali inutili

C’è un costo sicuro che i comaschi si sono ritrovati a sborsare per sopperire agli errori e, soprattutto, ai pasticci dello scandalo Viadotto dei Lavatoio. E quel costo è stimato in circa 2 milioni di euro. Denaro pubblico letteralmente sperperato per far fronte a errori di costruzione, di vigilanza, amministrativi e pure legali.

Partiamo da un dato sicuro, ovvero dall’accertamento tecnico che avrebbe dovuto essere l’atto d’accusa di un’eventuale causa civile promossa dal Comune contro progettisti, costruttori e validatori dell’opera.

Tanto per riassumere i periti nominati dal Tribunale avevano riscontrato vizi molto gravi su quasi tutti i piloni, nel punto più alto, quello su cui appoggia la strada. Vizi che «si ritiene siano riconducibili alle fasi di progettazione, di realizzazione dell’opera e di controllo». Su quest’ultimo aspetto, ovvero la vigilanza, Palazzo Cernezzi viene fatto a pezzi dai consulenti tecnici d’ufficio: «La rarefatta attività di ispezione per ben 14 anni, insieme all’assenza di un piano di manutenzione, rappresenta una mancanza da parte del Comune» che «praticamente non ha effettuato nulla di ciò che è previsto dalla legge in tema di controllo e ispezioni tecniche». E ancora: «L’impresa ha lavorato con una certa superficialità» ma «è altrettanto evidente che non vi sia stato l’adeguato controllo» che avrebbe permesso «facilmente di accorgersi degli errori costruttivi più macroscopici». Insomma, non si salva nessuno o quasi.

Partendo da questo assunto, bisogna dunque tirare le somme. Ed ecco che si scopre che 630mila euro erano già stati spesi in più rispetto all’importo (Iva esclusa) della gara. Cioè a fine lavori l’opera (malfatta) era costata quasi il 20% in più del prezzo pattuito.

A quella cifra bisogna poi aggiungere 1,2 milioni di euro ovvero il costo dell’intervento che l’attuale amministrazione comunale è stata costretta a prevedere per la messa in sicurezza del viadotto. Denaro che i comaschi avrebbero dovuto chiedere a chi ha commesso gli errori vent’anni fa, ma che purtroppo non si potrà più fare. Perché i guai del ponte il Comune li aveva già scoperti nel 2009, quando ancora c’era la giunta Bruni, e che nonostante una consulenza che informava dell’esistenza di vizi e di problemi e imponeva interventi urgenti, nulla - o quasi - era stato fatto. non solo, ma quella carta non venne mai neppure protocollata da Palazzo Cernezzi.

Gli ultimi centomila euro gettati al vento sono legati al - purtroppo - inutile tentativo dell’ufficio legale del Comune - durante l’attuale amministrazione - di avviare l’accertamento tecnico per poi chiedere i danni sul viadotto. Nonostante anche dal consiglio comunale - nello specifico il consigliere e avvocato Fulvio Anzaldo - fosse stato fatto notare come ormai fosse tutto prescritto, si è ugualmente decisi di andare avanti. Comettendo dapprima l’errore di chiamare in causa anche gli amministratori e tenici comunali precedenti (l’allora presidente del Tribunale disse che la loro chiamata in causa era illegale, e questo è costato al Comune 17mila euro in spese legali da rimborsare ai diretti interessati), quindi di insistere nell’accertamento tecnico per cui l’amministrazione ha sborsato oltre 37mila per un proprio consulente di parte, e probabilmente altrettanto (se non di più) per i periti del Tribunale.

Somma totale: poco meno di 2 milioni di euro. Denaro pubblico sperperato per un’opera già compromessa dopo neppure vent’anni di vita.

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