«Viale Geno, appalto col trucco»
Pallanuoto: accuse confermate

In Procura Chiusa l’inchiesta sull’affidamento della piscina e dell’area Giovanni Dato accusato di turbativa d’asta e di falso in atto pubblico

Gli atleti agonisti “virtuali” della Pallanuoto Como erano il quadruplo di quelli reali. O, per dirla con l’atto d’accusa, quattro volte di più di quelli realmente tesserati. Un numero sufficiente a “turbare” la gara d’appalto per la gestione della storica piscina di viale Geno.

La Procura di Como ha formalmente chiuso l’indagine avviata la scorsa estate sull’onda delle polemiche - e dell’esposto firmato dal consigliere comunale Alessandro Rapinese - per la battaglia tra Como Nuoto e Pallanuoto Como per ottenere la gestione dell’impianto sportivo di viale Geno. Confermate le accuse già ipotizzate nei mesi scorsi a carico di Giovanni Dato, presidente della società di pallanuoto: falso materiale e ideologico in atto pubblico e turbativa d’asta.

Le accuse

La vicenda prende il via nell’ormai lontano 2018 quando le due società sportive partecipano alla gara per la gestione della struttura comunale, sede storica della Como Nuoto. Dopo una prima aggiudicazione agli inquilini uscenti, il Consiglio di Stato ha ribaltato l’aggiudicazione da parte della commissione di gara di Palazzo Cernezzi e - sulla base di dati che ora la Procura bolla come falsi, al punto di trarre in inganno anche i giudici amministrativi - assegnato la vittoria ai concorrenti della Pallanuoto Como.

Il dato vincente ha riguardato il numero di «atleti che hanno svolto l’attività agonistica nell’ultimo triennio». Sulla base di quanto denunciato a suo tempo, e poi confermato dalle indagini del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, quel numero sarebbe stato falsificato dalla società presieduta da Giovanni Dato. E, in particolare, a fronte di un’autocertificazione prodotta formalmente al Comune nella quale la Pallanuoto ha dichiarato di aver avuto 50 atleti agonisti nel 2015, 57 nel 2016 e 71 nel 2017, i “tesserati agonisti” (gli unici, sulla base del regolamento della Federazione Nuoto, a poter svolgere attività agonistica) sono stati rispettivamente 4, 11 e 23.

Il documento nascosto

Nel corso delle perquisizioni disposte dal pubblico ministero Pasquale Addesso (il quale ha firmato l’avviso di chiusura delle indagini poco prima di trasferirsi in Procura a Milano), i finanzieri erano riusciti a trovare nell’ufficio di Giovanni Dato un documento ufficiale inviato dalla Federazione, ma mai consegnato dalla Pallanuoto Como al Comune, con i dati reali dei tesserati agonisti.

Fin dall’inizio della querelle Dato - difeso dall’avvocato Rorberto Rallo - ha sempre precisato che il numero comunicato riguardava gli atleti che hanno svolto attività agonistica, quindi facendo intendere che non considerava valida l’operazione tesserato uguale agonista, ma che anche un non tesserato agonista avrebbe potuto disputare gare ufficiali. Contattato ieri, il presidente della Pallanuoto Como non ha ritenuto di commentare ulteriormente l’esito dell’indagine.

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