In viaggio nel Museo Casartelli
tra i segreti della medicina

ll "Museo in valigia", così viene definita l'esposizione che ha alle spalle la storia di Enrico Musa, il fondatore dell'Istituto Carducci di Como

COMO - Il Museo Casartelli, il Museo in valigia come è stato definito, si propone di ripercorrere il cammino glorioso che ebbe inizio negli anni venti del '900. E ha una storia straordinaria alle spalle. Enrico Musa, il fondatore dell'Istituto Carducci, che aveva fatto della cultura popolare il credo della sua vita, era da sempre all'instancabile ricerca di modelli didattici, che sapessero stimolare la curiosità dei più giovani e degli adulti con poca scolarità, impegnati nel mondo del lavoro. La Francia, la Svizzera, la Germania erano in quegli anni i paesi sicuramente all'avanguardia per metodi educativi. Enrico Musa con l'animo sensibile del didatta viaggiava in quei paesi alla caccia di nuovi metodi di insegnamento da importare nella sua amata Como. Quando venne a sapere che la maison Deyrolle di Parigi fabbricava strumenti scientifici e, soprattutto, splendidi oggetti naturalistici, ne ordinò una vasta campionatura, che oggi è il fulcro del Museo Casartelli. Esiste tuttora la maison Deyrolle in Rue du Bac. Qualche tempo fa un incendio distrusse parte dei suoi prototipi, e, quindi, la collezione del Museo è ancora più preziosa. Abbiamo chiesto ad un biologo e ad un fisico di prenderne visione, perché svelassero la misteriosità di alcuni oggetti, specie di quelli scientifici. Ne è nata una lettura davvero interessante, che ha dimostrato la modernità di alcune apparecchiature, veri e propri progenitori di certe macchine della contemporaneità. Alcuni preparati anatomici, poi, alcuni fiori riprodotti in scala gigante sono bellissime sculture, dai colori tenui o vivacissimi, modelli tutti  perfettamente fedeli alla realtà. Il vero colpo d'ala del Museo è quello di essere stato concepito come Museo circolante. Alcune centinaia di grandi scatole, coperte da un vetro, documentano la storia di una quantità enorme di materiali del mondo animale, vegetale e minerale. Le scatole venivano prestate alle scuole cittadine, che ricevevano in casa un piccolo museo, capace di supplire alla carenza di aule di scienze. Una oggettistica di enorme interesse e bellezza ospitata in una sala di grande fascino. Pareti e soffitto interamente decorate (dal pittore Zambelli) con elementi naturalistici: alcuni medaglioni "abitati" da una popolazione di coloratissimi pennuti. Decorazioni murarie che un sapiente, recente restauro dell'Accademia Galli ha riportato alla brillantezza dei colori originari. Come può oggi questo piccolo gioiello nascosto della città, di proprietà comunale, tornare in vita dopo anni di letargo? L'Associazione Carducci si propone di farlo conoscere, cominciando dai giovani studenti della scuola primaria e secondaria, presentandolo adeguatamente ed invitando a visite guidate gratuite. Un tassello di un grande e bel mosaico quale è la città di Como.
Livia Porta

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