Arpe e armonica al Sociale di Como
Una serata magica di applausi

Sabato sera si è svolto l’affascinante spettacolo di musica, “senza confini”. La recensione

Una serata magica al Teatro Sociale in compagnia della Celtic Harp Orchestra condotta da Fabius Constable fino al leggendario “Finis Terrae”, un immaginario orizzonte evocato dal suono dell’arpa, uno strumento antico quanto l’uomo, moltiplicato più e più volte grazie a questi musicisti che hanno raggiunto il palco in un buio che evocava i suoni della foresta. È stato incluso nell’ultimo album, “Three letters to the sun” ed è un brano più noto ai musicoligi che agli ascoltatori, ma “L’epitaffio di Sikilos” non manca di smuovere qualcosa: si tratta della più antica notazione musicale giunta, fortunosamente, fino a noi.

Questa rielaborazione strumentale prende spunto da quelle poche note per dare vita a un’improvvisazione che avvicina la Grecia antica alle terre celtiche, al tempo dei druidi tanto spesso inseguito da Constable nei brani che hanno costituito questa emozionante suite, applaudita da un pubblico numeroso e partecipe.

Tra i momenti da incorniciare, sicuramente quello che ha visto in scena Willi Burger: 85 anni vissuti, in gran parte, suonando l’armonica cromatica, uno strumento che può apparire limitato, ma non per un maestro che, da più mezzo secolo, ne è considerato il più grande vituoso.

Il resto dello spettacolo è un viaggio tra passato e presente della più grande orchestra d’arpe d’Europa (che ha ospitato anche gli allievi per un’eterea “Scarborough fair”), tra buio e luce, con il pubblico invitato a farsi “lucciola” utilizzando le pile dei telefonini: come sposare tecnologia moderna e natura. Una natura illustrata anche dalle proiezioni che hanno impreziosito una performance che ha visto, tra le composizioni maggiormente efficaci, una “Pioggia nel pineto” che regala davvero la sensazione di trovarsi in un bosco, sorpresi da un piccolo temporale.

Alessio Brunialti

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