«Dopo Sanremo
la musica continua»

Incontro con Filadelfo Castro, artista comasco, protagonista al Festival con Rita Pavone: «Esperienza molto diversa da quel che mi aspettavo. Il virus? Dall’estero mi arriva tanta solidarietà»

È passato appena un mese dall’ultimo Festival di Sanremo eppure, in questo momento di grande incertezza e paura, sembra sia trascorsa un’eternità. In un tempo sospeso, in cui anche la musica live, il cinema, il teatro e l’arte in generale sono fermi, in attesa di riprendere le attività e tornare ad animare i luoghi di aggregazione, scambiare quattro chiacchiere con uno dei talenti più luminosi del territorio comasco è davvero un valore aggiunto, uno di quei privilegi di cui andare fieri.

Filadelfo Castro, chitarrista, produttore, autore e compositore per il cinema, la tv e la pubblicità, l’avventura sanremese l’ha vissuta da protagonista, prima come arrangiatore del brano “Niente (Resilienza 74)” presentato da Rita Pavone e poi da direttore d’orchestra, proprio sul palco del teatro Ariston.

«È stata un’esperienza meravigliosa – ha commentato – vissuta in un modo completamente diverso da come mi aspettavo. Mi ero immaginato una settimana di aperitivi, feste, cene e pacche sulle spalle, invece è stato un bellissimo viaggio nella musica, affrontato insieme a molti altri colleghi dello spettacolo, musicisti e direttori d’orchestra, in cui c’è stato tanto spazio per il dialogo, il confronto, la condivisione di idee e visioni diverse. Una piacevole conferma mi è arrivata da Fiorello, con cui avevo già avuto modo di lavorare: come lo si vede in televisione così è nella vita, divertente, ironico e disponibile».

Riguardo alle scelte artistiche, Filadelfo non ha dubbi sulla qualità di ciò che è stato proposto nell’ultima edizione della kermesse. «Molte canzoni in gara erano candidate alla vittoria, i rumors davano come vincitrice Elodie, perché il suo progetto era stato pensato proprio per stare sul podio, mentre il favorito era Francesco Gabbani, un musicista bravissimo, dalla grande simpatia e umiltà. La vittoria di Diodato, invece, che considero un artista di grande talento, è stata una piacevole sorpresa, soprattutto perché il grande pubblico lo conosceva poco».

Il post Sanremo è stato, ed è ancora, un periodo di grande creatività e fermento, nonostante le difficoltà che la situazione attuale porta con sé. «Sto lavorando ad un grosso progetto di cui non posso ancora svelare nulla, ho appena terminato le musiche per una serie Disney che andrà in onda a breve sulla nuova piattaforma Disney Plus mentre il 16 marzo, alle 20.30, sarà trasmessa su Rai Gulp la serie Jams, di cui ho composto la colonna sonora. Sul futuro c’è un grande punto di domanda, le produzioni televisive hanno sospeso i set e quindi non è possibile girare e ci sono diverse aziende discografiche che sostengono di avere appena tre o quattro settimane di autonomia. Oggi si ha l’impressione di lavorare più di prima perché bisogna chiudere alla svelta quello che era già stato deciso e messo a budget ma, finito questo, staremo a vedere cosa accadrà».

La percezione di Filadelfo, però, è che ci sia, nei confronti dell’estate, un investimento positivo, in termini di idee e risorse.

«Mi sento di rassicurare sul fatto che l’estate porterà i reggaeton che tutti attendono con ansia – ha scherzato – nella speranza che quello che stiamo vivendo oggi venga risolto al più presto». Diventa quindi quasi doveroso chiedere a Filadelfo, che lavora con molti artisti stranieri, quale sia stato l’impatto dell’emergenza sanitaria da coronavirus sulle sue collaborazioni. «Tutte le produzioni locali, che si riescono a gestire a distanza con altri studi sparsi per l’Italia, continuano come sempre, mentre quelle internazionali che prevedono degli spostamenti hanno subito necessariamente delle variazioni e, ad oggi, è tutto bloccato. Ricevo tantissime chiamate da parte di management e artisti stranieri che mi chiedono come sto e come sta la mia famiglia, esprimendo tanta preoccupazione e solidarietà nei confronti degli italiani. Ne parlano come di uno scenario apocalittico, e spesso mi chiedo cosa sia arrivato a loro a livello di comunicazione per avere questa percezione. Un’altra cosa che ho notato è il loro stupore davanti al diffondersi del virus, come se potesse colpire solo noi e non il resto dell’Europa, mentre i fatti raccontano un’altra storia».

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