Eugenio Finardi: «La voce e la musica nella notte di Como»

L’intervista L’artista illustra “Euphonia suite”, il singolare progetto che porterà il 9 luglio all’Arena del Sociale

«“La vita è l’arte dell’incontro”, dice Vinicius de Moraes e per i musicisti questo è ancora più vero perché la musica è un linguaggio universale che non necessita di traduzioni ma di cui ognuno ha un proprio personalissimo accento. Ecco, quando Raffaele Casarano, Mirko Signorile e io ci incontriamo attorno a un pianoforte si crea un lessico particolarissimo e intrigante». Parola di Eugenio Finardi, pronto a cantare a Como, domenica 9 luglio, nell’Arena del Teatro Sociale, per proporre “Euphonia suite” al Festival Como città della musica (biglietti a 22 euro con 3 euro di prevendita). Un progetto particolarissimo, portato sul palco in collaborazione con MyNina, con cui l’artista rilegge mezzo secolo di musica senza indulgere alla nostalgia o all’autocelebrazione. Secondo le intenzioni del cantautore e dei due jazzisti, è un “flow”, un flusso continuo di parole e musica che si snoda attraverso tutta la carriera di Finardi, scegliendo brani celebri, ma anche meno noti.

Una scelta difficile, quella delle canzoni?

In realtà i brani si sono praticamente scelti da soli. Avevo due punti fermi: l’inizio doveva essere “Voglio”, che io adoro e che per me ha un significato molto particolare e che considero il mio vero inizio come autore. E il finale doveva essere “Extraterrestre” per le sue parole conclusive, “Voglio tornare per ricominciare” e anche questo ciclo è come un anello di Moebius, potrebbe ricominciare da capo.

Com’è nato questo bellissimo progetto?

Casarano mi ha invitato a partecipare a “Locomotive”, il festival che organizza in Salento, più di dieci anni fa. Le mie canzoni erano state arrangiate con accenti jazz e fu molto divertente per me interpretarle. Una possibilità che si è ripetuta sporadicamente nel corso degli anni in cui abbiamo deciso di non utilizzare una sezione ritmica per concentrarci su questo trio.

Un formato che mette in risalto le particolarità di una voce inconfondibile, una voce strumento.

Grazie! L’ho sempre considerata uno strumento e dico sempre che io stesso sono nato all’interno di uno strumento, perché mia madre era una cantante lirica. Quindi per me cantare era qualcosa di innato, qualcosa di assolutamente naturale. Poi negli anni ho imparato a coltivare la voce, ho studiato tecniche, respirazione, interpretazione, come e dove tenere le note. Certi incontri sono stati fondamentali, come quello con Demetrio Stratos, un grande amico che mi ha insegnato tanto, ma anche con Carmelo Bene.

Un altro maestro della voce. Oggi invece si ricorre all’autotuning con il risultato che le voci finiscono con l’assomigliarsi un po’ tutte.

Se è usato per “barare”, cioè per aggiustare il canto di uno stonato, non è molto interessante, ma si possono fare grandi cose anche con l’autotune e con i vocoder. Sono strumenti, come gli effetti per la chitarra, l’importante è saperli usare. Mi piacerebbe sperimentarli, ma...

Ma?

Ma l’effetto si sente se si è stonati, e non essendolo...

Torniamo alle canzoni di “Euphonia”. Ce ne sono di celeberrime, ma anche qualche chicca, come due estratti da “Anima blues”.

Quello è un progetto a cui sono molto affezionato e che ha ancora tante richieste per i concerti. Proprio in questi giorni ho cantato con la Treves Blues Band ed è stato divertimento puro. Ma ci sono anche canzoni che piacciono a me, come “Ambaraboogie”, che volevo far riscoprire al pubblico.

E due omaggi, uno a Battiato e l’altro a Fossati.

Ho conosciuto Franco più di cinquant’anni fa. La nostra ricerca interiore è partita da posizioni differenti, mistica ed esoterica la sua, scientifica e razionale la mia, ma si sono incontrate su un brano meraviglioso come è l’“Oceano di silenzio”. “Una notte in Italia” di Fossati è la risposta alla domanda che ogni tanto mi fanno, «Qual è il brano non tuo che avresti voluto scrivere?». Ecco, è questo. È una canzone che mi ha sempre commosso e mi commuove anche adesso, anche solo parlandone, perché... Perché...

È tutta musica leggera...

Ma come vedi la dobbiamo cantare.

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