Franco D’Aniello:
«Trent’anni di musica,
emozioni da libro»

Uno degli storici componenti e fondatori del gruppo, ha scritto nei mesi scorsi, complice il tempo “libero” dovuto alla pausa forzata dovuta alla pandemia il libro “E alla meta arrivammo cantando”

Trent’anni di canzoni, concerti, musica, ma soprattutto incontri: i Modena City Ramblers, nati nel 1991 come gruppo di folk irlandese, hanno collezionato successi e soddisfazioni in Italia e in Europa come una grande famiglia da sempre vicina ai propri fan.

L’anno di stop ha coinvolto – come è ovvio – anche loro, che hanno però cercato di raggiungere in modo diverso il pubblico: esempio ne è stato la festa di San Patrizio, festeggiato in diretta streaming dal palco dell’Estragon di Bologna.

Abituati a circa ottanta date all’anno, i Modena City Ramblers hanno però voluto fortemente festeggiare il trentesimo anniversario dalla loro formazione con un tour che sta toccando tutta l’Italia e che vede date in aggiornamento continuo. Inutile dire che i riscontri e la partecipazione sono sempre più che positivi ed entusiastici.

Proprio delle tantissime persone che hanno conosciuto nel tempo – e in tutto il mondo - parla il libro che Franco D’Aniello, uno degli storici componenti e fondatori del gruppo, ha scritto nei mesi scorsi, complice il tempo “libero” dovuto alla pausa forzata dovuta alla pandemia.

“E alla meta arriviamo cantando” - questo il titolo - racconta le emozioni, i sorrisi, i luoghi, i colori, le voci, il dietro le quinte di alcune canzoni o di un disco e i viaggi, mai fini a se stessi.

La sensazione è che il libro sia un insieme di racconti e di ricordi che vengono dal cuore. Qual è stato lo spunto per iniziare a scriverlo?

Con l’inizio della pandemia ho cominciato a mettere in ordine molti oggetti che avevo riposto e che riguardano trent’anni di Modena City Ramblers: videocassette, foto, scritti hanno fatto emergere un potente flusso di ricordi che ho voluto man mano fissare. Avevo già da tempo l’idea di scrivere un libro che raccontasse i nostri viaggi: non un vero e proprio diario, né tantomeno una biografia – che comunque non mi sarei sentito in grado di realizzare, ma una sorta di raccolta degli appunti che avevo man mano scritto e conservato. Anni fa, peraltro, mi era capitato di scrivere per alcune testate giornalistiche in merito al nostro viaggio in Palestina e avevo dunque fatto un primo esperimento in questo senso. Mi sono dunque deciso, consigliato anche dalla mia compagna, e ho deciso di “scommettere” sull’idea.

Idea da subito apprezzata dalla casa editrice, che ha accolto la proposta; com’è avvenuto il contatto?

Ho deciso di scrivere a La nave di Teseo, che conoscevo anche per essere quella che ha pubblicato il libro dell’amico Omar Pedrini, e sono stato molto felice nel ricevere immediatamente un loro riscontro. Ho peraltro scoperto, poi, che l’editor è da anni nostro fan e la cosa mi ha fatto molto piacere. C’è stata da parte di tutti loro una fiducia totale rispetto all’idea del libro e ho potuto lavorarci serenamente.

Sebbene tra le tante difficoltà dovute al momento e alle misure relative agli incontri, numerose sono state le presentazioni del libro al pubblico.

Quali sono i riscontri avuti finora?

Sono davvero molto contento, perché i riscontri sono stati ad oggi tutti molto positivi, al limite - per quanto mi riguarda - del pudore. In occasione dell’ultima data, a Imola, c’è stato il pienone. Tanti complimenti mi sono anche arrivati da persone insospettabili e, soprattutto, non sempre e necessariamente da fan dei Modena City Ramblers; un libro, per chi segue i musicisti, spesso è collaterale, ma è comunque bello vedere l’apprezzamento. Anche per i protagonisti stessi di queste storie, è un modo per ricordare - a distanza di anni – dove ci si trovava e come ci siamo conosciuti. Sono molto felice, poi, che anche i più giovani possano conoscere queste storie e magari avvicinarsi al nostro mondo e non solo. “E alla meta arriviamo cantando” non parla di me o di noi come gruppo, bensì delle persone che abbiamo incontrato e conosciuto nei tanti luoghi in cui siamo stati: sono loro i protagonisti di questi trent’anni storia. Senza loro non ci saremmo o, probabilmente, faremmo altro.

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