«Gli anni Ottanta? Che musica ragazzi»

Intervista Luca De Gennaro, autore del libro “Pop life”, dedicato al quinquennio 1982-1985, «un momento irripetibile». Presentazione a Como il 17 settembre

Esperienze personali, cronache dell’epoca, curiosità e aneddoti mixati, come in un dj set, nel racconto di quel periodo straordinario - per la musica e non solo - che va dal 1982 al 1986. Dalla nascita di Mtv all’arrivo dei cd, dall’emergere delle nuove popstar alla diffusione di new wave, rap, metal e dance: “Pop life - 1982-1986. I cinque anni d’oro della musica” è la storia di cinque anni irripetibili tra hit mondiali e personaggi straordinari, raccontata da Luca De Gennaro: manager televisivo, conduttore radiofonico, giornalista, docente universitario e dj, ha lavorato con la musica fin dalle prime radio private, poi a Radio Rai, Radio Capital, Mtv; come dj ha aperto i concerti di U2, Eminem, Vasco Rossi, Ligabue, Negramaro; ha fatto parte della commissione artistica e della giuria di qualità del Festival di Sanremo, ha scritto diversi libri di argomento musicale ed è curatore artistico della Milano Music Week. Sabato 17 alle 21.30 sarà al Circolo Arci Joshua Blues Club di Como per la presentazione del libro con Andrea Laffranchi; a seguire il live dei Maniac e dj set dello stesso De Gennaro. Ingresso gratuito riservato ai soci Arci.

Luca, perché la scelta di un periodo così specifico come il quinquennio compreso tra il 1982 e 1986?

Per diversi motivi: innanzitutto, credo che si debba smettere di parlare per decenni; le cose cambiano in fretta, il primo e l’ultimo anno di un decennio possono essere molto diversi e questo non vale solo per gli anni Ottanta. Nel 1982 si è verificata una rivoluzione: era appena nata MTV e la musica trovava un nuovo mezzo di diffusione nella televisione, entrando nelle case dei ragazzi statunitensi, prima, e di tutto il mondo, poi; è il primo anno di introduzione del Cd, che consentiva - anch’esso - un ulteriore mezzo di fruizione della musica. Nello stesso anno esce un disco fondamentale per la storia del pop, “Thriller” di Michael Jackson e quello è il periodo in cui nascono le nuove superstar: Prince, Madonna, Duran Duran, Whitney Houston. Un percorso che arriva fino al 1986, perché da lì iniziano una serie di cambiamenti: la pubblicazione di “The Joshua Tree” degli U2, ad esempio, del 1987, conduce verso gli anni Novanta e alle atmosfere di quegli anni.

“Pop Life” è anche un racconto autobiografico, fatto di esperienze dirette e di storie di vita vissuta.

La narrazione è su due livelli: da un lato il racconto e la ricostruzione dei fenomeni, dei generi, degli artisti, dall’altro gli aneddoti di vita personale; questo non per una mia ambizione personale, bensì perché in quel momento io ero un giovane dj curioso, con la tendenza a spendere tutto il tempo e tutti i risparmi a disposizione per partecipare a concerti o festival, consapevole di essere immerso in un mondo effervescente; io e gli altri della mia generazione che ci avvicinavamo a quel mondo per mestiere eravamo pronti a tutto, volendo esserci anche senza sapere dove andare, passando da situazioni anche avventurose o drammatiche. Aver vissuto quei momenti è stato fondamentale per la narrazione.

Il Live Aid è il culmine del racconto, oltre che del periodo di cui si parla.

Il Live Aid ha unito tutti gli aspetti rivoluzionari di quegli anni: un momento di musica di massa catalizzatore di pubblico da tutto il mondo per raccogliere fondi, trasmesso in Tv in tutto il mondo tramite dodici satelliti, unendo le esibizioni in due stadi in due continenti diversi. Tutto il lavoro che è stato fatto allora e ciò che lo ha preparato - a partire dall’incisione di “Do they know it’s Christmas?” e della “risposta” con “We Are the world” - è stato un’unione di persone e situazioni che non si è mai più ripetuta. In “Pop Life” ho voluto ricostruire tutti i passaggi di quel momento storico e il lavoro che ha portato alla sua riuscita.

Quali sono i riscontri del pubblico?

Sono molto felice perché il libro viene apprezzato non solo da chi ha vissuto quegli anni e che vi trova un ricordo e una sorta di “ripasso”, bensì anche da tanti giovani, che mi scrivono o mi fermano dopo gli incontri perché appassionati dell’epopea della musica. Gli anni Ottanta sono spesso stati considerati superficiali, frivoli e passeggeri, ma sono accadute cose mai successe prima e dopo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA