La Cavalleria per rinnovare
il miracolo dei Carmina

Mantenuta quella promessa di Teatro Sociale e Aslico. Si lavora per l’opera di Mascagni

Si rinnova la magia dei “Carmina Burana” per più di duecento comasche e comaschi. Lo avevano promesso Barbara Minghetti, presidente del Teatro Sociale Aslico, e Francesco Peronese, che guida la Società dei palchettisti. Lo avevano promesso a tutte quelle persone che, per tanti mesi, si sono impegnate a provare per raggiungere il livello richiesto e portare in scena dignitosamente l’impomente capolavoro di Carl Orff.

Gli sforzi sono stati ripagati dal grandissimo successo delle due serate di fine giugno, in un’Arena rinnovata e gremita, momenti indimenticabili di vita del bicentenario teatro e di tutta la città. Come andare oltre? Con un’opera: “Cavalleria rusticana” di Mascagni, presentata ai futuri coristi lunedì sera sul palcoscenico del teatro ancora più gremito dello scorso anno. Tanti, infatti, non si erano lasciati tentare dall’esperienza dei “Carmina”, forse per mancanza di tempo, magari per la scarsa convinzione nei propri mezzi tecnici, ma le parole di Graham Vick, celebrità teatrale britannica accorsa a Como di persona per verificare la bontà dell’iniziativa, hanno convinto anche i più reticenti: ha mostrato filmati che testimoniavano l’incredibile livello delle sue messe in scena con la Birmingham Opera Company, un unicum nel panorama artistico anglosassone. Colpisce l’immaginario dei presenti un “Otello” da kolossal e Vick, impegnato da tanti anni in un progetto a lungo termine per avvicinare quanto più pubblico alla lirica, può permettersi di osare.

Può permettersi, traducendo in inglese il libretto di Arrigo Boito, di modernizzarlo, portando in scena le moderne differenze tra cultura cristiana e islamica, addirittura facendo cantare il protagonista in arabo. «“Cavalleria rusticana” - ha affermato Vicks – è un’ottima scelta, ma è anche un grande impegno».

Sarà, infatti, molto diverso dai “Carmina Burana”. In quel caso si trattava di una cantata con balletto dove le tre parti - voci, ballerini e musicisti - restavano ben distinte e interagivano solo musicalmente. In questo caso, invece, si tratta di interpretare il “coro di contadine e contadini” che prescrive il libretto di Giovanni TargioniTozzetti e Guido Menasci, interagendo con i protagonisti intenti a dare corpo a questo melodramma a tinte fortissime. «Prima di assistere a una sua rappresentazione ero convinta che fosse un’opera terribile, a me piaceva Monteverdi, un mondo musicale completamente diverso - ha confidato Carla Moreni, critico musicale de “Il Sole24Ore”, tornata al Sociale per raccontare al pubblico le particolarità dell’opera di Mascagni come già fece per Orff - Invece, scoprì che si trattava di un capolavoro, scritto da un musicista appena ventiquattrenne, ma dal talento già evidentissimo».

Terminata l’introduzione, che ha letteralmente elettrizzato i presenti, è arrivato il momento più atteso: la prima lezione di canto di Mariagrazia Mercaldo, accolta da un applauso calorosissimo, che da solo la dice lunga sui rapporti che si sono instaurati durante la preparazione dei “Carmina Burana” di Orff e che tutti vogliono ricreare anche in questa occasione.

Alessio Brunialti

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