Marco Baliani: «Racconto
i libri della mia vita»

L’autore e attore questa sera a Mariano Comense per il Festival “Il Paese dei raccontatori”

Questa sera, venerdì 28 giugno, alle 21.15, nell’ambientazione magica della Cascina Mordina, a Mariano Comense (Como), si rinnoverà l’incanto del Festival “Il Paese dei raccontatori”. La XX edizione entra nel vivo con un ospite di tutto rilievo. È Marco Baliani, grande personalità scenica e tra i padri nobili del genere della narrazione.

L’autore e attore torna a Mariano, che l’ha già applaudito come protagonista in molte occasioni, con il suo “Dentro un gatto ci sono tante storie”, un lavoro per le scene che, in coerenza con le scelte di scrittura di Baliani, è molto vicino al mondo dei più giovani, pur rivolgendosi, con profondità e finezza, a tutto il pubblico. Lo spettacolo, come tutti quelli del Festival, è ad ingresso libero. In caso di maltempo, la sede alternativa è prevista nella Sala Brenna di via Trieste. Info: 031757268 e www.comune.mariano-comense.co.it.

Baliani, ci racconta cosa vedremo, questa sera, a Mariano?

Lo spettacolo è costruito sul tema della lettura e del rapporto dei libri con la vita. Racconterò infatti i miei incontri con tanti libri e romanzi che mi hanno cambiato l’esistenza. Partirò dalle fiabe che mia madre mi raccontava da bambino, quando non sapevo ancora leggere, per arrivare alle letture più recenti ma sempre formative.

Come ha scelto le opere da raccontare?

In base all’importanza che hanno avuto lungo l’arco della mia esistenza. Ogni storia ha un cuore pulsante, un centro, un nodo da raggiungere e fare proprio, perché entri a fare parte della nostra essenza, influenzandone, spesso in modo determinante, lo sviluppo.

Senza svelare troppo dello spettacolo, può anticiparci qualche titolo?

I due libri per me fondamentali sono stati, senza dubbio “Moby Dick” di Herman Melville e “Lo straniero” di Albert Camus.

Perché proprio questi due?

Lessi “Moby Dick”, per la prima volta, a nove anni, in una versione ridotta, per ragazzi. Lo rilessi a quindici e poi ancora a vent’anni, scoprendo sempre tesori in quella storia ampia, complessa, affascinante.

Un testo bussola della sua vita...

Immagine efficace, visto che si tratta di una storia ambientata sul mare. Proprio per l’importanza che questa storia ha avuto e ha nella mia vita, ho scelto la balena come creatura altamente simbolica che accompagna tutto lo snodarsi del racconto.

E “Lo straniero”?

Lo definirei un libro salvifico, che mi rimise al mondo in un momento molto difficile della mia giovinezza. Avevo diciassette anni e ero agitato da molti pensieri foschi. Poi, come spesso capita, questo libro arrivò a me per strade inaspettate e mi salvò. Letteralmente.

Anche il titolo dello spettacolo è ispirato a un libro?

Non poteva essere altrimenti. Ho “rubato” una frase dal bellissimo “La via della fame”, romanzo che lo scrittore africano Ben Okri scrisse nel 1991. In queste pagine ritrovo i perché del mio legame con l’Africa. Ritrovo le origini del mio spettacolo “Pinocchio e anche del mio primo romanzo “Ogni volta che racconto una storia”.

Visto che, come è noto, lei è un grande maestro del genere della narrazione teatrale, cui il festival è dedicato, il suo spettacolo rispetterà le caratteristiche di questa specifica forma scenica?

In realtà, per questo lavoro, non si può parlare di narrazione pura. Troverete anche quella, nel momento del racconto o della lettura di pagine dei libri che propongo nel mio viaggio. In altri momenti però, proporrò momenti di riflessione e condivisione, del tutto abbordabili per tutto il pubblico, per analizzare un po’ più a fondo i romanzi che propongo.

Ancora una volta, insomma, Marco Baliani ci propone una, dieci, cento, storie…

Sì, ma tutte servono ad aiutarci, perché riusciamo ad esprimere le “nostre” storie, quelle che albergano, a nostra insaputa, dentro di noi. Questo è l’obiettivo che vorrei raggiungere.

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