«Mio padre ad Auschwitz»:
il ricordo in Conservatorio

Il presidente Enzo Fiano offre la sua testimonianza della Shoah oggi alle 17 nell’auditorium di via Cadorna a Como

«Mio padre è Nedo Fiano, deportato ad Auschwitz nel febbraio 1944 con tutta la famiglia, e tornato poi terribilmente solo, dopo essere stato trasportato e poi liberato a Buchenwald: ha dedicato la vita che ha potuto poi ricominciare ad annodare, scrivendo e dicendo, spiegando, raccontando, testimoniando. Assieme agli ultimi pochi sopravvissuti». Le parole sono di Enzo Fiano, presidente del Conservatorio di Como. Dopo gli studi classici e quelli musicali, Fiano ha collaborato per decenni come dirigente con Casa Ricordi, oltre che con Mondadori, Carisch, Emi, Gruppo Monzino, in ambito editoriale didattico, discografico, oltre che in ruoli istituzionali internazionali: da alcuni anni, però, dà voce alla memoria del padre ormai impossibilitato a testimoniare in prima persona la Shoah.

Un dono prezioso, che si rinnova alle 17 di oggi, sabato 25 gennaio, presso l’Auditorium di via Cadorna del Conservatorio, alla presenza del sindaco di Como Mario Landriscina. Sapere e ricordare sono un impegno necessario, cui l’ateneo della musica non si sottrae, donando alla città per una volta il linguaggio della parole oltre e insieme a quel linguaggio dei suoni che non mancò di segnare la storia della deportazione: basti pensare alle orchestre di Auschwitz o Terezin.

La testimonianza preziosa di Enzo Fiano, aperta a ingresso libero fino a esaurimento dei posti in Auditorium, punterà su perché ricordare, la storia terribile del padre dagli anni delle leggi razziali, alla detenzione, deportazione, e liberazione, a “cosa” sono gli ebrei. Un valore in più per il prestigio del Conservatorio.
Stefano Lamon

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