Olivia Corio: «Con i miei “Greentosi” alla scoperta di Como»

Docente, giornalista e autrice per ragazzi, illustra la sua ultima opera, dedicata a un turismo giovane e responsabile

L’idea è semplice e geniale: dare una vita ad una guida, rivolta ai viaggiatori di domani, che possa stimolare la curiosità per i luoghi e le loro storie, in un’ottica di turismo responsabile, consapevole e attento all’ambiente, capace, da una parte, di instillare il desiderio di vivere nuove avventure e, dall’altra, di creare terreno fertile per allenare lo spirito di osservazione e l’amore per le bellezza, a partire proprio dal posto in cui si vive e che, spesso, si tende a conoscere poco.

Tutto questo, Dominioni Editore l’ha concentrato in un libro, uscito lo scorso 20 settembre e intitolato “I Greentosi – Alla scoperta di Como”, sette itinerari dalla grafica accattivante illustrati da Denise Pelleriti e scritti dalla “comasca per volontà” (per usare le sue stesse parole) Olivia Corio, docente, giornalista, redattrice per Mtv e autrice di numerosi best-seller per ragazzi editi da Il Castoro.

Sette itinerari, si diceva, che esplorano moltissimi scorci di Como, raccontati e “vissuti” da tre personaggi decisamente particolari, Tito, Bea e il piccione Achille, membri, appunto, dell’avventuroso club de “I Greentosi” che, come novelli “Goonies”, si addentrano nelle meraviglie della città scoprendone e riscoprendone segreti, narrazioni e peculiarità.

Olivia, com’è nato questo progetto editoriale?

Io non sono nata qui, ma mi sono trasferita prima a Brunate e poi a Como per amore del territorio, un amore mai nascosto e arrivato anche alle orecchie di Dominioni Editore, che già mi conosceva per la mia esperienza nel dare vita a personaggi che piacciono molto al pubblico dei giovani lettori. L’idea di creare una guida “diversa” che potesse parlare ai ragazzi e alle ragazze di dieci anni in modo differente e facendo leva sul concetto di sostenibilità è stata proprio dell’editore e, non appena mi è stato proposto di scriverla, ho detto subito di sì. La scintilla definitiva, poi, è scoccata quando Alessio Rimoldi ha coniato il termine “Greentosi”: lì, la mia immaginazione si è accesa e non si è più fermata, perché dalle parole possono nascere mondi.

Qual è stato il primo personaggio creato per “I Greentosi”?

Dal momento che nei miei libri c’è sempre una componente ironica, il primo è stato il piccione Achille, per una sorta di gioco dei contrasti: lui è una guida saggia e piena di conoscenza, rappresentata da un animale poco considerato e che, nell’immaginario collettivo, è spesso ritenuto fastidioso e poco interessante. Il suo nome, poi, è ispirato a quello di un famoso pilota e collaudatore di idrovolanti, tradizione ben radicata nel tessuto di Como, che possiede il più grande e storico aeroporto di tutta Europa.

Come in tutti i tuoi libri, anche dietro a “I Greentosi” c’è un accurato lavoro di ricerca. Quali sono state le tue fonti?

Ogni volta, per me, è come una caccia al tesoro. Ho avuto la fortuna di poter consultare l’archivio dell’editore e mi sono ritrovata davanti a libri e storie incredibili. In seguito, ho iniziato a muovermi sul territorio, incontrando persone, visitando luoghi, raccogliendo aneddoti e piccole preziose istantanee della città. Mi sono divertita tantissimo e, in questo processo, ho coinvolto anche i miei figli, che sono stati i miei primi e insostituibili “correttori di bozze”.

Quali sono gli input che si possono cogliere da una guida di questo genere?

Credo che “I Greentosi” raccontino quanto sia bello e importante guardare con il cuore, essere curiosi, parlare con le persone e sperimentare cose nuove, come le specialità culinarie della tradizione. Ma non solo: “I Greentosi” suggeriscono di alzare lo sguardo, cogliere la bellezza delle piccole cose, farsi domande su cosa possa esserci sotto un tombino o dietro una finestra chiusa, mantenendo sempre la mente aperta e ricettiva. Oltre a questo, c’è un forte e indispensabile messaggio “green”, a cui le nuove generazioni sono molto sensibili: è necessario essere consapevoli che ogni nostro gesto ha una conseguenza ed è collegato alle azioni altrui.

Com’è stato collaborare con l’illustratrice Denise Pelleriti?

Io e Denise ci siamo intese da subito: lei è riuscita a dare tridimensionalità alla mia immaginazione, ma ha dato al prodotto anche un contributo autorale. È riuscita a cogliere immediatamente i tratti caratteriali dei personaggi e ha trovato, tramite il disegno, delle chiavi per dare una spinta ancora più ironica alla storia. Il libro, dunque, non lo si legge e basta, ma lo si deve anche guardare, perché contiene tanti dettagli imperdibili e divertenti.

“I Greentosi” si fermeranno a Como?

Io spero che i piccoli lettori diano a “I Greentosi” la spinta per viaggiare altrove, alla scoperta di altre città medio-piccole, custodi di mille meraviglie. Sarebbe bellissimo.

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