Per Traviata transgender applausi al Teatro Sociale

La prima Un pubblico attento e partecipe, in una sala sold out, ha seguito stasera la prima del capolavoro di Verdi nella rivisitazione del regista Baracchini a Como

Sul palco ancora buio, diviso dalla platea da un sottile velo nero, l’unico elemento degno di nota è uno specchio. Vi si riflette, una figura in abiti femminili. È Violetta, la Traviata, che, da transgender, rivede, specchiandosi, il suo passato in un corpo maschile.

E il ricordo è doloroso, perché essere ciò che si sente di essere costa spesso lacrime oltre che la condanna altrui. È iniziata così, ieri sera, in un Teatro Sociale di Como gremito, la prima replica comasca di “La Traviata”, con la regia di Luca Baracchini.

La celebre opera verdiana era attesissima non soltanto per la sua fama di capolavoro, ma anche per la particolare e coraggiosa scelta registica che, al posto della cortigiana che scandalizzò i contemporanei di Verdi, ha voluto portare in scena una persona in transizione, figura che, come la Dama delle camelie di metà Ottocento, può essere considerata “diversa” e persino disorientante. In realtà, il pubblico comasco che gremiva platea, palchi e gallerie, non ha mostrato disagio nell’affrontare l’opera.

Prevaleva, prima dell’apertura del sipario, un sentimento di curiosità e di interesse verso lo spettacolo. Attenzione e rispetto sono state poi costanti durante la messinscena. Applausi nel primo e nel secondo atto del melodramma.

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