Sgarbi, lezione su Leonardo:
«Il grande dilettante dell’arte»

Questa sera al Teatro della Rosa di Albavilla la “lectio magistralis” del notissimo critico: «La sua mente era capace di tutto, le sue mani no: la perfezione era nel pensiero»

Secondo una vulgata tutta da confutare, il prof. Vittorio Sgarbi critico e storico dell’arte è da tenere ben separato dall’on. Vittorio Sgarbi, uomo politico, caustico opinionista, facile all’ira e personaggio al fuori dalle righe a tal punto che pure chi dice di detestarlo non può fare a meno di fermarsi, durante lo zapping, per ascoltare la polemica del momento.

Oppure la lezione, perché, appunto, sullo Sgarbi professore e divulgatore nessuno ha niente da eccepire. Eppure basta ascoltarlo per accorgersi che la vis polemica dell’erudito ferrarese non viene meno neppure quando discute delle tanto amate e studiate opere d’arte. Ché a dar della capra a un cialtrone non ci vuol molto, ma per sostenere che Leonardo da Vinci, “uom dal multiforme ingegno” in questo momento osannato più che mai per la coincidenza con il cinquecentesimo anniversario della scomparsa, fu, invece, pittore di non così eccelsa levatura come tutti (ma proprio tutti) gli altri sostengono: «La sua mente era capace di tutto – aveva ripetuto anche in un’intervista a questo quotidiano – le mani no. Da grande dilettante dell’arte, la perfezione è nel pensiero». E Sgarbi trova conforto e sostegno alla sua teoria proprio dai coetanei di Leonardi. Giorgio Vasari, ad esempio, ne “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” lo lodava scrivendo che «volse la natura tanto favorirlo, che dovunque egli rivolse il pensiero, il cervello e l’animo, mostrò tanta divinità nelle cose sue, che nel dare la perfezione nessuno altro mai gli fu pari», ma sottolineando anche che «Lionardo cominciò molte cose e nessuna mai ne finì» perché «si formava nella mente alcune difficoltà tanto meravigliose che con le mani, per quanto eccellentissime, non si sarebbero espresse mai».

Sebastiano Serlio nel “Secondo libro di perspectiva”, datato, 1551 ricorda che «se è vero che la teoria sta nell’intelletto, la pratica consiste nelle mani, et perciò Leonardo Vinci non si accontentava mai di quello che faceva e pochissime opere condusse a perfezione. Diceva spesso che la causa era questa: che la sua mano non poteva giungere allo intelletto». E a Como, dove ha partecipato a Le Primavere in un Teatro Sociale gremito, Sgarbi ha suscitato reazioni fortissime fin dall’inizio della sua “lectio” sull’artista toscano: descrivendo alcune opere ha sottolineato come quella cristiana sia la cultura fondante della nostra società portando ad esempio il bacio (nel tempo divenuti i baci) di Salvini al crocefisso e bacchettando quei professori e quei presidi che non vogliono esporre il simbolo del supplizio di Cristo nella aule.

Apriti cielo: mezza platea se n’è andata indignata mentre l’altra applaudiva sempre più forte, un vero e proprio spaccato (mai termine fu più acconcio) del nostro Paese. Chi si fosse perso quel momento scoppiettante tra arte, religione e politica, ritroverà Sgarbi stasera, giovedì 3 ottobre, alle 21 al Teatro della Rosa di via Patrizi 6 ad Albavilla, sempre con questa “Lectio magistralis” su Leonardo in una serata organizzata da ArteLario. Biglietti – posto unico – a 15 euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA