Viola Nocenzi:
«Io, nata nella musica
e ispirata da Como»

Figlia d’arte, cantante, autrice, musicista, racconta il percorso che l’ha portata al primo singolo “Lettera da Marte”

«Quassù è tutto bellissimo: c’è solo un po’ di vento», e la voce si libera davvero in alto, lontano dagli affanni terreni di un mondo che, al contrario, cerca sempre di tenerci sempre più con i piedi fin troppo per terra. La voce è quella, straordinaria, di Viola Nocenzi. Cantante, autrice, musicista, docente, figlia d’arte (il padre è Vittorio Nocenzi, fondatore e da sempre guida del Banco del Mutuo Soccorso), comasca d’adozione visto che da anni vive e lavora a due passi dal lago. “Lettera da Marte” è il suo primo singolo, disponibile da una settimana su tutte le piattaforme digitali, anticipo di un album che arriverà ai primi di dicembre, un debutto frutto di una lunga gestazione. Ma Viola non è certo digiuna di esperienze musicali.

«Studio musica da quando ero bambina – racconta – e naturalmente sono cresciuta in un ambiente ricco di stimoli artistici, in una vera e propria famiglia musicale, senza contare quella allargata del Banco».

Quando è nata la consapevolezza che la musica sarebbe stata anche un lavoro e una chiave di espressione artistica e umana?

Vedevo gli esempi di mio padre, di mio zio Gianni, era un emozione partecipare ai concerti, la musica è sempre stata la mia più grande passione. A 15 anni ho capito che c’era qualcosa di più, che avrei dedicato la mia vita al canto, alla scrittura, che per me è sempre stata il più importante veicolo per esprimermi.

Come è stata la reazione dei musicisti di famiglia?

Non sono mai stata ostacolata, semmai messa in guardia rispetto a tutti gli aspetti che questa scelta poteva comportare. Fare dell’esposizione della propria anima un lavoro non è per tutti, prevede una forza e una predisposizione caratteriale adatta. E per me è una fonte di grande orgoglio essere figlia di mio padre: mi ha strutturata e formata a 360°. Infatti per me la sua musica è la colonna sonora emotiva e spirituale che ha contribuito a costruire il mio essere e la capacità di capire le cose.

Ma ci sono state anche collaborazioni con altri artisti importanti.

Ci sono stati spettacoli teatrali, ho diviso il palco con Eugenio Finali, Niccolò Fabi, Max Gazzé, Daniele Silvestri, Morgan, Mauro Pagani. Da tutti ho potuto imparare qualcosa.

Come è nata “Lettera da Marte”?

Ho scritto canzoni per molti anni con Alessio Pracanica, autore di testi di grande sensibilità. C’è stato un momento, in un’estate, in cui questa scrittura si è intensificata e abbiamo realizzato un intero album. “Lettera da Marte” lo preannuncia anche perché è il frutto davvero magico che racchiude l’alchimia di questa collaborazione: Alessio aveva scritto il testo molto tempo prima e non lo aveva utilizzato. Io ho scritto la musica indipendentemente, ma alla fine, per uno di quei miracoli che solo la musica sa regalare, parole e note si sono incontrate perfettamente. E la magia della nascita di questo brano sta arrivando quasi telepaticamente a tanti ascoltatori che mi hanno scritto da quando è stato pubblicato. Tra tutti non posso non citare il mio nipotino Vittorio jr., che è piccolissimo, ma lo ascolta decine di volte ogni giorno e sorride stupito e manda baci.

Gli arrangiamenti sono stati curati da Gianni Nocenzi.

Per me è stata una grandissima esperienza, oltre che un onore e un privilegio, lavorare con mio zio, un musicista che non ha bisogno di presentazioni. Mi ha arricchito e stimolato tantissimo. Con lui Lo Zoo di Berlino e il Consorzio ZdB, figure importantissime per la realizzazione di quegli arrangiamenti e i mixaggi. Altre figure determinanti per questo progetto sono Nicola Vannini di Audioglobe e mio fratello Mario Valerio Nocenzi, che sta curando il management.

C’è anche un po’ di Como in questo e negli altri brani?

Certo, Como è una fonte di grandissima ispirazione artistica: le sue bellezze naturali, l’atmosfera magica del suo panorama, ed è un territorio dove ho dei legami affettivi molto importanti.

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