«Proteggere l’ambiente»: ecco la lezione dell’università svizzera

L’intervista Quattordici atenei svizzeri sono stati analizzati sulle politiche adottate in materia di risparmio energetico. Il referente dell’Università della Svizzera Italiana: «A poca distanza da Como faremo la Casa della Sostenibilità»

Anche le università possono, anzi devono garantire il loro contributo a migliorare la situazione climatica e proteggere l’ambiente: l’University Climate Ranking ha esaminato il loro impegno in questo ambito e ha mostrato un panorama vario, tra chi è già abbastanza avanti e chi deve accelerare.

Dagli investimenti di risparmio energetico sugli edifici ai voli aerei da ridurre, ci sono diverse vie seguite. La classifica che ne è scaturita, è legata a otto indicatori. Nel primo University Climate Ranking, l’ATA – Associazione traffico e ambiente - ha analizzato gli obiettivi che gli atenei si sono posti a questo riguardo. Tutte le 14 università elvetiche sono state valutate nell’University Climate Ranking, così come il Politecnico di Zurigo e quello di Losanna. L’USI si trova a metà graduatoria, tra i due politecnici federali.

Ridurre le emissioni è il must, con gesti concreti e un importante lavoro culturale. Ne parliamo con Antoine L. Turner, direttore amministrativo aggiunto dell’Università della Svizzera Italiana e responsabile Campus USI- Referente Sostenibilità.

Come ha impostato l’università il suo approccio a un modello più sostenibile? A livello di strutture, organizzazione, educazione?

Parliamo di sostenibilità ambientale e non della sostenibilità “tout-court” , un concetto molto vasto che ormai vuole dire poco, ma che contiene molti aspetti importanti che l’USI segue in vario modo. L’approccio alla sostenibilità ambientale nasce dal progetto SOSTA che ha cercato per molti anni di attivare un sistema gestionale/amministrativo più sostenibile, conciliando sostanzialmente sostenibilità e risparmio. In parallelo molti professori hanno introdotto corsi incentrati a vari aspetti di questo tema. Si è così arrivati a creare una Commissione per la sostenibilità dell’USI, composta da membri delle varie facoltà e delle varie componenti universitarie. Uno dei punti cruciali è stato quello di parlarne e di scrivere regolarmente articoli sul tema sulla newsletter settimanale per sensibilizzare la comunità.

Da cosa nasce cosa...

Esatto, da qui è poi nata l’idea della “Casa della sostenibilità” , un progetto con il quale l’USI in collaborazione con il Comune di Airolo (alle porte del Gottardo) e il Cantone hanno rilevato un edificio dismesso: diventerà una base per seminari tematici per tutti gli studenti e per una base sportiva alpina.

Ci può illustrare il risultato che è stato poi fotografato in questo rapporto dell’Ata?

L’Associazione Traffico e ambiente è un’importante associazione nazionale che si occupa principalmente di promuovere la mobilità sostenibile, ma è attiva in generale sui temi ambientali e climatici. Il suo sondaggio si è dunque incentrato sulla politica di sostenibilità delle università, misurandola su obiettivi di emissioni di CO2 e sulle emissioni dovute ai viaggi.

Il risultato dell’USI è lusinghiero, in particolare se misurato alle risorse messe in campo. Il risultato è frutto di un rapporto molto dettagliato che mostra in particolare in modo trasparente la fonte delle emissioni CO2 dell’USI. Inoltre, consci del fatto che le emissioni di CO2 sono la più grande emergenza in campo ambientale, che la mobilità contava per il 40% ed era una leva sulla quale era possibile agire rapidamente, ci siamo concentrati su questo tema. Interessante è che non abbiamo formulato divieti ma raccomandazioni. Crediamo che la pubblicazione di risultato sia un ottimo incentivo per porci risultati ancora più ambiziosi e spingere tutti verso un comportamento ancora più sostenibile.

Quanto è importante coinvolgere e ascoltare i giovani, visto che sono una generazione particolarmente sensibile al tema dell’attenzione all’ambiente e della sostenibilità?

In generale alle Università svizzere si chiede un coinvolgimento istituzionale degli studenti e in questo senso incoraggiamo anche i giovani a fare la loro parte, cosa che si materializza in una serie di iniziative da loro ideate. Sono a volte sorpreso dall’interesse relativamente poco diffuso da noi, dove effettivamente il tema è meno sentito dai giovani che Oltralpe.

Quali saranno i vostri prossimi sforzi? Quali obiettivi ponete adesso?

I prossimi sforzi nel cammino dell’Usi verso una maggiore sostenibilità ambientale saranno la concretizzazione della didattica tematica attraverso la Casa della Sostenibilità ad Airolo, gli sforzi per diminuire i voli aerei e investimenti negli stabili per diminuirne il consumo di energia.

Diamo qualche approfondimento sulla Casa della Sostenibilità?

Da un punto di vista didattico tutti gli studenti dell’USI durante il loro percorso di bachelor faranno un corso di tre giorni ad Airolo, dormendo due notti alla casa, dove impareranno elementi sull’ambiente alpino in generale e sugli effetti del cambiamento climatico. In più potranno seguire dei corsi dati dai professori delle varie facoltà sia online sia in presenza, che hanno a che fare con la sostenibilità. Ogni professore ha avuto il compito di crearsi un corso di qualche ora, tematico, che viene integrato in questo weekend: gli studenti potranno scegliere quando andare e che corsi seguire. Ad esempio, si può scegliere di seguire qualche ora di Architettura sostenibile delle Alpi. Inoltre, così anche gli studenti si incontrano attraverso le facoltà.

Che cosa si sta facendo, invece, sul fronte dei viaggi aerei?

Noi eseguiamo un’analisi dei voli che l’università ha pagato, oltre a quelli fatti con viaggi di studio, dove pagano in genere gli studenti. Facciamo una stima per ogni viaggio, quanti studenti sono andati e dunque possiamo preparare una lista di tutti i voli, calcolare le emissioni e spingere i professori diretti a convegni all’estero a sceglierne con mete più vicine, andare in treno quando le mete sono a media distanza oppure a rinunciare e partecipare via zoom. In modo moderato, ma qualche diminuzione viene eseguita. Anche i viaggi di studio: si cerca di scegliere una destinazione più vicina e a media distanza si può prendere il treno. Ad esempio è possibile farlo per andare a Parigi, ma a volte l’aereo costa di meno ed è più rapido.

La Svizzera è una terra - anche per le sue bellezze naturali - molto attenta all’ambiente. Quanto conta questo e anche il sostegno delle istituzioni in un cammino comune verso una maggiore sensibilità ambientale?

La Svizzera si è posta degli obiettivi ambientali ragionevolmente ambiziosi e cerca anzitutto di applicarli nelle proprie istituzioni governative, chiedendo poi a quelle parastatali di seguire l’esempio. Lo fa senza costrizioni, ma in una società dove vi è una notevole pressione politica per muoversi in questo ambito. In questo senso anche le università si muovono, hanno creato gruppi di lavoro che si danno obiettivi e generano risultati, ad esempio sulla riduzione delle emissioni di CO2.

Una collaborazione che può essere importante anche oltre le frontiere?

Nel mondo universitario ci sono gruppi di lavoro su questo tema a livello europeo. È vero che i Paesi nordici o la Germania sono più avanti, la sensibilità politica è più avanzata: come USI ci accorgiamo di una maggiore sensibilità su questo tema, ma anche qui ci sono studenti che sono molto attenti.

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