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Infrangere il silenzio per ritornare liberi

Cyberbullismo. Qualche consiglio su come agire in frangenti delicati

L’età in cui si familiarizza con tablet e smartphone negli ultimi anni si è drasticamente abbassata ed è uno dei tanti effetti della pandemia da Coronavirus. Per molti ragazzi e bambini, le chat sono diventate il luogo di incontro più frequentato, con tutte le conseguenze del caso. C’è un altro fattore che è mutato notevolmente, ovvero il ridursi dell’età delle vittime del fenomeno di cyberbullismo: sono coinvolti anche preadolescenti e studenti delle scuole elementari. Guardando ai dati raccolti dall’Istat proprio nell’anno dello scoppio della pandemia, più del 50% degli 11-17enni che hanno preso parte all’indagine ha subìto qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi o ragazze nei 12 mesi precedenti al sondaggio. Nello stesso arco di tempo il 63,3% dei ragazzi e adolescenti ha dichiarato di essere stato testimone di dinamiche vessatorie e violente da parte di alcuni ragazzi verso dei loro coetanei. Il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. Nel 5,9% dei casi si è trattato di azioni ripetute più volte in uno stesso mese. La quota più elevata delle vittime i registra tra ragazze tra gli 11 e i 17 anni: il 7,1% delle ragazze che si ollegano a internet e hanno un telefono cellulare sono state oggetto di vessazioni continue sul web, contro il 4,6% dei ragazzi. Gli effetti di queste ripercussioni sulle vittime spaziano dalla difficoltà nel relazionarsi con gli altri a episodi di ansia, insicurezza e profonda depressione, fino al tentato suicidio o atti di autolesionismo per alcuni di loro. Qual è il contesto normativo di riferimento quando si parla cyberbullismo? Con la legge 71 del 29 maggio 2017 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” l’Italia è stato il primo Paese in Europa a introdurre il termine cyberbullismo all’interno del proprio codice normativo. La legge prevede un ruolo attivo della scuola nella promozione di attività educative e preventive. Gli insegnanti possono diventare i primi alleati delle vittime di cyberbullismo, che non devono dimenticarsi l’importanza di parlare e chiedere aiuto. L’ente impegnato a cercare di infrangere il muro di silenzio e vergogna che spesso impedisce ai ragazzi di denunciare è la Polizia Postale, insieme a molte associazioni. La Polizia deve essere la prima a essere avvisata: dalla celerità dipende la prontezza del loro intervento in favore della vittima.

I due fenomeni a confronto

Cyberbullismo e bullismo sono due facce della stessa medaglia malevola che può abbattersi subambini e adolescenti. Il primo è la manifestazione sul web di un fenomeno più ampio e più “tradizionale” come il bullismo. Questo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo o da un gruppo intero su una vittima inerte. Grazie al potenziale di diffusione massiva che offre la tecnologia, gli atti persecutori sono ancora più pervasivi: invadono ogni spazio della vittima prescelta, che vive un costante senso di bombardamento fatto di messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Con il cyberbullismo i persecutori possono nascondere la propria identità e possono coinvolgere numerose persone; il materiale offensivo può raggiungere tutto il mondo e non conosce limiti di tempo. Inoltre, i cyberbulli hanno ampia libertà nel poter fare online ciò che non potrebbero fare nella vita reale: questi, poi, non possono vedere l’effetto disastroso delle proprie azioni sulla vittima.

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