Como: beffa dei vaccini
«Priorità agli anziani
soltanto sulla carta»

Le persone in età avanzata devono aspettare, mentre il 21% delle dosi va a personale «non sanitario». Nel mirino dei comaschi i ritardi e la scarsa chiarezza

Vaccinati di serie A e vaccinati di serie B? Le dosi del vaccino per mettersi al riparo dal Codiv-19 sono scarse. I tempi di produzione e distribuzione, imposti dalle case farmaceutiche, hanno ritmi ancora troppo blandi. Già si fa avanti la prospettiva di riuscire a chiudere la campagna vaccinale non prima del 2022 inoltrato. A farne le spese potrebbero essere le categorie più a rischio, tra cui anche gli anziani.

In questo scenario, i dati ufficiali dicono che il 21% dei vaccini intanto è andato a personale non sanitario, ma nessuno fa chiarezza su chi siano queste persone (Ats, Asst Lariana e Regione finora sul punto non hanno fornito risposte al nostro giornale).

Le reazioni

La situazione sta creando malumore tra le persone in età avanzata della nostra città. Rita De Maria, vicepresidente dell’associazione Famiglia Comasca, parla proprio di scandalo: «Sono veramente arrabbiata, è triste apprendere che qualcuno “si infila” e scavalca persone che rischiano la vita. Penso agli anziani ma non solo, proprio oggi ho saputo che una mia amica, un medico comasco, ora pensione, si è vista rifiutare la vaccinazione perché non più in servizio. E pensare che, dopo anni di lavoro in un ospedale cittadino, ha messo a disposizione la sua competenza per questa emergenza. E’ impegnata quasi ogni giorno e da novembre per i tamponi rapidi, ma siccome non è “strutturata”, così le hanno risposto, non ha diritto al vaccino. Se questo non è uno scandalo...». E il presidente della Famiglia Comasca Adriano Giudici nota: «Penso di aver avuto il Covid e aspetterò quando è il mio momento per sottopormi alla vaccinazione. Ma credo che i criteri della campagna debbano essere due, prioritari sugli altri: il tipo di lavoro che si svolge e l’età anagrafica».

«Per quel che ho visto – continua il fisico Giulio Casati – in altri Paesi questi criteri sono più che rispettati. Il personale medico ha la precedenza assoluta sulla vaccinazione. Così come i volontari che sono a contatto con le persone malate e più bisognose, parlo anche di chi svolge servizi sociali di assistenza. Poi il vaccino dovrebbe toccare agli anziani che sono tra le categorie più a rischio nel caso in cui si ammalino».

Così l’imprenditore Moritz Mantero: «Faccio parte della categoria degli anziani e so che possiamo adottare una prudenza maggiore rispetto ad altre persone, dobbiamo pensare in maniera altruistica e ridurre i contatti e gli spostamenti a quelli essenziali. Mentre ritengo che sia prioritario vaccinare secondo il criterio dell’aggregazione, ovvero coloro che sono chiamati per lavoro a incontrare più individui. Oltre al personale medico, mi riferisco anche alla necessità urgente di vaccinare i professori, che si trovano a contatto con classi numerose. In ogni caso bisogna lavorare per accelerare i tempi della campagna vaccinale. Purtroppo le notizie in merito non sono confortanti».

Tempi lunghi

L’ingegner Clemente Tajana amplia lo sguardo: «Che a Como abbiano vaccinato una percentuale di amministrativi dell’azienda ospedaliera non mi scandalizza, probabilmente è anche giusto, se sono a contatto con il personale medico. Mi scandalizza e mi preoccupa invece il grande ritardo nell’arrivo dei vaccini. La case farmaceutiche che se ne stanno occupando sono serie? Rispetteranno i contratti? Perché l’Europa non si fa sentire? Queste sono le battaglie strategiche, il resto rimangono liti da pollaio. Quindi andiamo alla radice del problema».

Più conciliante Giuliano Collina, pittore e docente: «Ho 82 anni e spero che presto arrivino a vaccinare anche me. Non voglio fare il buonista ma in fondo chiunque si vaccini, di qualsiasi categoria o età, è un aiuto nel limitare il contagio».

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