Coronavirus ed economia
«Imparare dalla crisi
per uscirne più forti»

Il presidente di Confindustria Como, Aram Manoukian, preoccupato di fronte all’emergenza ma anche proiettato nel futuro: «Tessuto di imprese da rafforzare»

Preoccupato, molto preoccupato, ma anche in questa occasione Aram Manoukian, presidente di Confindustria Como, non solo non perde la calma ma si sforza di leggere ciò che sta avvenendo cercando di trarne un messaggio utile per il futuro, un insegnamento. Nel mezzo dello tsunami, lo sguardo di Manoukian è sì focalizzato sul presente in un lavoro di assistenza alle aziende alle prese con l’emergenza ma è anche proiettato al futuro nell’idea, il vero focus del suo mandato, che il tessuto delle imprese comasche si debba rafforzare, si debba mettere in condizioni più sicure per essere meno esposto ai venti, imprevedibili, delle crisi internazionali.

Presidente Manoukian, che idea si è fatto di quello che sta succedendo?

Siamo un Paese illogico, in cui le situazioni di emergenza vengono affrontate con eccessiva emotività, questo alimenta la confusione e non aiuta certo l’economia.

Cosa sta facendo Confindustria?

In questa fase l’associazione si è spesa innanzi tutto per un’azione di assistenza, di sostegno alle imprese e conforta registrare che queste ultime non hanno interrotto la propria attività adottando tutte le misure indicate dalla autorità sanitarie per prevenire la diffusione del virus.

Molte aziende sono in difficoltà.

È preoccupato?

Certo, la preoccupazione c’è soprattutto perché questa emergenza si è innestata su una situazione già critica, da mesi le ricadute del Coronavirus sono percepite negativamente dalle aziende che hanno intense relazioni con la Cina. Ho ben presente il segnale di difficoltà, ad esempio, che arriva dal nostro distretto tessile che si trova costretto ad affrontare le ripercussioni sul mercato del lusso della crisi in Cina. C’è un rallentamento, per alcune aziende tessili si torna a parlare di cassa integrazione nelle prossime settimane. Così come seguo da vicino le nostre aziende del legno, interessate dal rinvio del Salone. Non sono situazioni positive ed è evidente che massima è l’attenzione dell’associazione.

C’è l’urgenza dei problemi contingenti, eppure lei dice occorre anche una riflessione di medio lungo periodo. Cosa intende dire di preciso

?

G

uardi, io da imprenditore, credo che sia possibile analizzare questa emergenza anche in prospettiva, cercando di ricavarne, se possibile, qualche spunto, qualche insegnamento utile. Penso, da questo punto di vista, che gli imprenditori, alla luce di questa crisi, debbano ancora di più riflettere sul rischio di stare “soli”. Il mercato globale ci espone a rischi dirompenti, spesso improvvisi, di fronte ai quali la singola azienda si trova in condizione di estrema incertezza. Nessuno in un contesto del genere si può considerare al riparo, oggi c’è il Coronavirus, domani avremo magari una crisi internazionale di altra natura. Dobbiamo lavorare a rafforzare il tessuto delle nostre imprese, dobbiamo improntare la nostra strategia di imprenditori intorno a parole chiave come alleanza, collaborazione, coesione. Allora sì avremo un sistema con le spalle più larghe, con anticorpi efficaci per affrontare gli imprevisti. È chiaro che in queste ore prevale l’azione di assistenza ma le associazioni di impresa hanno un ruolo chiave anche in ottica preventiva. Sento come una precisa responsabilità quella di dare oggi alle imprese gli strumenti più efficaci per gestire gli eventuali problemi di domani.

La politica ha affrontato l’emergenza in modo corretto?

Mi ha colpito l’enfasi con cui il presidente del Consiglio ha usato l’espressione “collaborazione”, la stessa che ho scelto io nell’assemblea di inizio mandato. La coesione è decisiva nei momenti di difficoltà, ma dovrebbe ispirare sempre l’azione della politica e delle imprese.

Il sindaco Sala, a margine del rinvio del Salone del Mobile, ha sostenuto la necessità di combattere il virus della sfiducia. Condivide?

Ha ragione, io sono ancora più positivo e leggo questa situazione di difficoltà come un’occasione che ci è data per rimetterci in discussione e diventare più forti.

Tornando all’emergenza Coronavirus, ritiene che siano state adottate decisioni eccessivamente rigide?

Non metto in discussione la necessità delle decisioni assunte per prevenire la diffusione del virus. Mi limito a dire che in un contesto come il nostro, segnato da divisioni e con una socialità così fragile, la decisioni assunte hanno avuto la conseguenza di fermare tutto a causa dell’irrazionalità con le quali sono state accolte e l’economia inevitabilmente ne è uscita devastata.

Richieste concrete da sottoporre al Governo?

Confindustria, a livello lombardo, si è già attivata sottoponendo alla Regione un pacchetto di interventi che è già stato raccolto. Superata la fase più critica, è evidente che sarà necessario definire provvedimenti per le aziende danneggiate.

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