Coronavirus, le imprese
«Salute prima di tutto
ma Si torni a lavorare»

L’intervista a Lorenzo Riva, imprenditore al vertice della Electro Adda di Brivio e presidente di Confindustria Lecco-Sondrio

Numerose imprese sono state obbligate a chiudere, altre hanno fatto questa scelta per senso di responsabilità.

Ma ora, secondo Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio e patron della Electro Adda di Brivio (motori elettrici per l’industria), è tempo di programmare la ripartenza.

Presidente Riva, è stato giusto fermare tutte le attività produttive non essenziali?

La situazione era e purtroppo è ancora preoccupante e quindi molte imprese si sono dovute fermare ed altre, anche se il codice Ateco consentiva di proseguire l’attività, hanno voluto comunque partecipare a questo sacrificio collettivo. È il caso, ad esempio, della mia impresa. Tuttavia, penso che stia diventando chiaro a tutti che è impensabile prolungare troppo a lungo lo stop degli impianti.

Eppure l’emergenza non è ancora superata.

Fino a quando non saranno individuati una cura o un vaccino, dovremo imparare a convivere con questa situazione. Io sono favorevole ad introdurre nei luoghi di lavoro regole rigorosissime e a farle rispettare con severità. Vorrei che ci fossero controlli certi e che agli imprenditori venga detto: o si rispettano le norme, oppure la produzione si ferma. Però, una volta messe in sicurezza le aziende, come già è avvenuto nella maggior parte dei casi, il mondo economico deve rimettersi in marcia.

Per quale motivo non ci si può fermare per un tempo più lungo?

Non ne faccio certo un discorso di fatturato e ribadisco che la salute e la sicurezza dei dipendenti vengono prima di tutto. Tuttavia dobbiamo evitare che la situazione, già drammatica per il numero di contagi e la perdita di numerose vite umane, diventi tragica con una recessione che rischia di produrre altro dolore.

Cosa si aspetta quindi dal governo?

Io credo che l’esecutivo debba avere il coraggio di definire una data certa per ripartire. Capisco che questa non è una decisione facile e che può essere impopolare, ma diversamente la cura rischia di essere peggiore del male. Gli specialisti ci stanno dicendo che il virus arretrerà nei mesi estivi per poi tornare, probabilmente, a partire da ottobre. Se attendiamo che non ci siano più contagi prima di ricominciare le attività, produrremo un disastro ancora più grande.

Quale è stata la sua opinione sugli scioperi della scorsa settimana?

In un momento come quello che stiamo vivendo, li ho trovati controproducenti e fuori da ogni logica. Nessun imprenditore in queste settimane ha continuato a fare il proprio lavoro per una logica di profitto e nessuno ha anteposto i ricavi alla salute. Le nostre fabbriche, senza i dipendenti, non sono nulla. Abbiamo continuato a produrre, da persone responsabili, per non far crollare l’economia di questo paese. Nel momento in cui si lavora con sicurezza ed avendo adottato le necessarie misure, trovo sbagliato creare tensioni”.

La sua azienda quanto ripartirà?

Ricominceremo il 6 aprile, dopo una settimana di stop. Ma gli ordini ci sono e quindi riprenderemo la produzione, ovviamente con tutte le accortezze. Tuttavia, auspichiamo che possano ripartire nel più breve tempo possibile tutte le attività: diversamente anche aziende come la mia, che possono operare secondo i decreti, saranno in difficoltà perché comincerà a scarseggiare la materia prima.

Quali sono le sue previsioni per la situazione economica italiana?

Dipende dalle scelte che saranno prese nelle prossime settimane. Sono un europeista convinto, ma sono rimasto molto deluso da come l’Unione sta operando in un momento in cui può dare senso alla propria esistenza.

Le banche ci stanno dando invece un grande aiuto e spero che gli imprenditori sappiano essere all’altezza della sfida che li attende, pagando i propri fornitori e, se possibile, anticipando la cassa integrazione ai dipendenti in caso di ritardo. Solo se ciascuno farà la propria parte, salveremo questo sistema economico.

Il mese prossimo verrà eletto il nuovo presidente di Confindustria. Non sarebbe stato meglio, in una fase così delicata, convergere su un unico nome?

Credo che la nostra organizzazione stia dando una buona immagine di democrazia interna ma, nello stesso tempo, anche io avrei preferito che Bonomi e Mattioli si parlassero e che fosse fatta una scelta di unità per affrontare con un nuovo presidente questa difficilissima crisi.

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