La Svizzera salva i suoi Paperoni
Respinta la proposta della supertassa

Oltre il 60% degli elettori ha votato contro l’iniziativa della Gioventù socialista - Favorevole, a sorpresa, il presidente del governo ticinese: «Introduceva maggiore equità»

La Svizzera ha deciso, attraverso il voto popolare, di tenersi ben stretti i suoi 60 mila Paperoni, che - tutti insieme - detengono il 42,3% del patrimonio della Confederazione e che rappresentano l’1% della popolazione. Già perché la maggioranza dei Cantoni ha deciso di bocciare l’iniziativa denominata “99%” (chiaro il rimando all’1% di super-ricchi) affossandola così al di là del voto popolare. Per dar corso alla modifica costituzionale, serviva la doppia maggioranza, quella delle urne e quella dei Cantoni. «Era un’iniziativa economicamente dannos»”, il commento a caldo di EconomieSuisse, che ha così salutato con soddisfazione il verdetto delle urne.

L’obiettivo dell’iniziativa popolare - “Sgravare i salari, tassare equamente il capitale” la dizione corretta - era chiaro: alzare le imposte per i più ricchi, sgravando così i piccoli e medi redditi. In Ticino il “no” al quesito si è attestato al 65,5%%. Significativo che a Zugo, Cantone capace di attirare attraverso una fiscalità per le persone fisiche e giuridiche a dir poco agevolata, i contrari al quesito popolare abbiano superato il 76%. Sommando il dato dei 26 Cantoni, il “no” ha veleggiato oltre quota 60% e questo la dice lunga sull’impronta che buona parte della politica e del mondo imprenditoriale ha dato alla campagna elettorale in vista di questo atteso quesito.

In Svizzera, lo scorso anno, il patrimonio globale dei “Paperoni” è cresciuto di 5 miliardi di franchi. Immediate le reazioni dal mondo politico.

La Gioventù Socialista - sua la raccolta di firme che ha portato poi al voto popolare - si è detta delusa, ma pronta a dare nuovamente battaglia attraverso un’iniziativa “ancor più radicale”. «Attraverso il voto, il nostro obiettivo era di aumentare le tasse sul reddito da capitale - dividendi, azioni, interessi sul patrimonio - di una quota pari al 150% rispetto alla normale imposta sul reddito, fissato come soglia di partenza 100 mila franchi. Siamo comunque soddisfatti dell’esito delle urne».

Il Comitato del “no”, evidentemente soddisfatto per il doppio successo ottenuto a livello di Cantoni e di elettorale (ha votato uno svizzero su due), fa comunque notare che “il popolo attraverso questo voto si è espresso in modo pragmatico per il bene delle aziende, ma serve comunque una riflessione finalizzata a dar corso ad una nuova politica fiscale, che possa agevolare anzitutto le famiglie».

Alla vigilia del voto, il presidente del Consiglio di Stato ticinese, Manuele Bertoli, si era espresso - a sorpresa - a favore dell’iniziativa. «È davvero un’iniziativa scandalosa? A me non pare proprio - le sue parole, affidate ai social - Nel nostro Paese vi sono moltissime risorse finanziarie, ma la loro distribuzione è iniqua. L’iniziativa colpisce i redditi da capitale, non quelli del lavoro. E i redditi da capitale oggi sono i meno tassati». In queste settimane, in molti - soprattutto tra i partiti del centro destra (in primis l’Udc) - avevano paventato una fuga verso altri lidi dei grandi patrimoni. «Il popolo ha deciso di bocciare un testo ambiguo», la chiosa della consigliera nazionale Marianne Binder-Keller, alla guida del Comitato del “no”.

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