La voce del leghista fuori dal coro
«No al taglio dei parlamentari»

Borghi Aquilini, economista della Lega e consigliere a Como - «Un tranello far credere che riducendo la rappresentanza l’Italia migliori»

Como

Il leghista Claudio Borghi dice no al taglio dei parlamentari. Sprechi, lauti stipendi, politici che vivono di politica, secondo il deputato nonché consigliere comunale di Palazzo Cernezzi, nessuno di questi è un argomento buono per giustificare la diminuzione dei rappresentanti dei cittadini.

«Io al prossimo referendum voto no – dice Borghi – sono da sempre contrario al taglio dei parlamentari. Sarebbe difficile negarlo, l’ho sempre ripetuto. Io ci tengo alla democrazia. Penso che la rappresentanza popolare sia un bene prezioso da difendere e che da troppi anni sia in atto una pericolosa gara tesa a delegittimare la politica. Il primo argomento a favore del taglio, il risparmio, è sciocco. È sbagliato ragionare così, non è uno spreco, ma al contrario è una buona spesa avere un referente che porta avanti le idee e i diritti degli elettori. Ma purtroppo dagli anni Novanta in poi in Italia c’è stato un costante tiro al bersaglio. Un vero inganno nei confronti del popolo: credere che abolendo la rappresentanza popolare le cose possano andare meglio è un tranello». Il 20 e il 21 settembre si vota per passare da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 al Senato. Meglio togliere da Roma, sostengono i sostenitori del sì, una buona fetta di parlamentari imbarazzanti, maneggioni e impreparati.

L’altro argomento

«Ecco questo è il secondo principale argomento a favore – dice Borghi – ed è altrettanto sciocco. All’inadeguatezza di alcuni parlamentari bisogna rispondere con un cambiamento, non con l’abolizione del seggio. Provo a fare un esempio. Se due giocatori giocano male in una squadra di calcio l’allenatore non deciderà di scendere in campo con nove titolari anziché undici. Sarebbe pazzo. Metterà invece dei sostituti più forti. Così dobbiamo fare anche noi. Facendo pressione sui partiti, informarci bene sui candidati, selezionando il voto. Ma non rinunciando a un nostro referente. Quando sono stato eletto per la prima volta in Toscana in Regione dopo un taglio dei consiglieri consistente c’erano molte province sguarnite. Con soltanto rappresentanti della maggioranza. E guarda caso lì andava sempre tutto benissimo, mai una lamentela».

Da Roma a Palazzo Cernezzi

Anche a Palazzo Cernezzi, secondo Borghi, è bene che ci siano dei consiglieri di minoranza e di opposizione che abitano a Tavernola, a Lora, nel centro storico, che insomma coprano tutto il territorio e tutti gli schieramenti. Questa è la posizione del parlamentare ed economista leghista. Tra i maggiori sostenitori del sì al referendum ci sono invece i 5 stelle. Anche la Lega, storicamente, ha sempre voluto i tagli ai politici spreconi, in qualche circostanza ricorrendo anche a toni aspri. Caro Borghi, non è che poi votando no Matteo Salvini si arrabbia? «Ma va, affatto – risponde l’interessato -. Sul tema ognuno vota come crede».

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