Ok ai test sul sangue, boom di telefonate
Ma i laboratori non sono ancora pronti

L’esame sierologico disponibile (a 62 euro) anche nei poliambulatori privati. Che però prendono tempo: chi fosse positivo dovrebbe fare il tampone. Ma mancano i reagenti

Scatta la corsa al test sierologico a pagamento, ma per ora i laboratori prendono tempo perché mancano i reagenti per eseguire i tamponi.

Le aziende al momento dimostrano prudenza. Con una delibera attesa da giorni la Regione Lombardia ha aperto alla possibilità che i centri privati di analisi offrano ai cittadini e alle aziende i test del sangue per individuare gli anticorpi sviluppati in risposta al coronavirus. Tutti, compresi i vertici del Pirellone, ribadiscono che non sono patentini d’immunità, perché la scienza non sa quanto gli anticorpi durino nel sangue, quanto a lungo ci proteggano dal virus. La stessa Regione infatti usa questo strumento come indagine epidemiologica.

Virologi e medici sono scettici. Ciò nonostante i centralini dei laboratori privati sono sommersi di chiamate. A ieri i principali centri privati hanno preso tempo, si stanno organizzando per i prossimi giorni. Il costo del test è stato fissato in 62,89 euro, al netto del costo del prelievo, circa 5 euro.

La questione dei reagenti

L’80% della capacità degli erogatori dovrà comunque essere destinata al sistema pubblico. Il problema è che sul mercato mancano i reagenti, le soluzioni chimiche per analizzare i tamponi. Infatti se il test sierologico è negativo significa che il paziente non ha incontrato la malattia, non ha sviluppato anticorpi e può dunque può ammalarsi. Se il test invece è positivo allora il soggetto si è ammalato ed ha sviluppato delle difese anche se non si sa quanto durature.

Una grande incognita

Il punto è che potrebbe ancora essere nel pieno della sua battaglia contro il virus e perciò potrebbe ancora essere contagioso. Quindi serve obbligatoriamente fare una segnalazione all’Ats ed effettuare il tampone che verifica se è presente il virus nelle mucose procedendo in tal caso con l’isolamento. I centri di analisi per poter fare i test sierologici devono dimostrare di avere in casa anche un quantitativo sufficiente di materiali per fare i tamponi almeno al 10% dei soggetti arruolati. Il tampone costa altri 63 euro, ma come detto scarseggiano i reagenti per le analisi. Succede anche nei grandi ospedali lombardi che effettuano migliaia di analisi, è una difficoltà incontrata anche al Sant’Anna. Visti i costi, l’incertezza dei risultati e l’attuale impossibilità di fare le analisi le aziende comasche stanno dimostrando molta prudenza. «Sentiti gli esperti e i medici – dice Graziano Brenna, noto imprenditore comasco – per ora siamo in attesa di maggiori garanzie. Soprattutto sull’esito, non è un patentino d’immunità. Così si muovono anche i colleghi della nostra filiera. Comunque sia a ieri mancavano i reagenti non era possibile fare i tamponi e di conseguenza i test».

Le imprese stanno contattando direttamente i centri privati così da noi inviare tutti i dipendenti ai laboratori per fare i test, ma per ricevere in azienda una équipe che effettui i prelievi. Nelle aziende garantiscono comunque la massima attenzione, con la misura della febbre all’ingresso, con le mascherina e la distanza e l’igienizzazione delle mani. Quanto ai test hanno sempre un margine d’errore e non è impossibile che facciano emergere dei falsi positivi. Solo il tampone è in grado con certezza di fotografare la presenza dell’agente patogeno nelle nostre mucose.

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