Accordo fiscale e premio di confine. Storico via libera in Parlamento

Italia-Svizzera In Senato approvazione all’unanimità dell’intesa per la tassazione dei lavoratori. Le misure interessano soltanto le nuove assunzioni

Ieri a metà mattina, dopo il rinvio di martedì sera, è arrivato dall’aula del Senato l’ultimo e atteso (soprattutto per parte svizzera) via libera alla nuova intesa tra Italia e Svizzera sulla fiscalità dei lavoratori frontalieri, legata anche al protocollo che modifica la convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio.

Il provvedimento è stato quindi approvato in via definitiva con 120 voti favorevoli. Per diretta conseguenza, i salari - tema centrale dell’intesa (che lo ricordiamo in base al principio di reciprocità è valida anche per i frontalieri svizzeri che lavorano in Italia) - saranno dunque imponibili nel Paese di svolgimento dell’attività lavorativa, ma entro il limite dell’80% di quanto dovuto dallo stesso Paese in base alla normativa sulle imposte dei redditi delle persone fisiche. Lo Stato di residenza applicherà poi le proprie imposte sui redditi ed elimina la doppia imposizione relativamente alle imposte prelevate nell’altro Stato.

Per gli attuali frontalieri non cambierà nulla. Da capire ora - una volta rese note le nuove aliquote svizzere - quanto il nuovo accordo (che pensiona in via definitiva la granitica intesa del ’74) peserà sui “nuovi” frontalieri, cioè su coloro che si affacceranno al mondo del lavoro nella vicina Confederazione una volta avvenuto lo scambio di lettere protocollari tra i due Paesi, anche se l’accordo sarà poi applicabile a partire dal 1° gennaio 2024.

Resta ancora da risolvere - con accenno doveroso alla scadenza dietro l’angolo del 30 giugno - il problema della messa a regime in via definitiva dello smart working per i nuovi frontalieri. «Con il voto di oggi abbiamo una definizione chiara delle aree di frontiera e tutele per i lavoratori, come l’aumento della Naspi erogata sul parametro svizzero e l’utilizzo di un fondo per erogare assegni integrativi dello stipendio dei lavoratori nei territori italiani di confine. Rendendo più attrattive dal punto di vista salariale queste aree, vengono poste le basi per un serio riequilibrio e, in prospettiva, sviluppo dei territori lombardi e piemontesi di confine con la Svizzera», il commento dei parlamentari lombardi della Lega, tra cui il comasco Eugenio Zoffili. Il fondo o “premio di confine” in oggetto - come già riportato dal nostro giornale - scatterà dal 2025 ed avrà una dotazione iniziale di 1 milione 660 mila euro a salire di anno in anno. «Si chiude un lavoro importante, dopo due anni e mezzo, fatto con gli amministratori locali e tante realtà territoriali a partire dalle forze sociali», la chiosa del senatore del Pd, Alessandro Alfieri. E sempre dal Pd sono arrivate le dichiarazioni della parlamentare comasca e capogruppo dem alla Camera, Chiara Braga («Il nuovo accordo fiscale garantisce un trattamento più equo e corretto per i lavoratori frontalieri») e del consigliere regionale Angelo Orsenigo, che ha preannunciato una mozione «per l’indennità di confine, finalizzata a tutelare il servizio sanitario e valorizzare davvero le professioni connesse alla sanità».

Lo smart working

Il tema centrale resta in questa fase il nuovo accordo amichevole sullo smart working, con il senatore pentastellato Bruno Marton che si è visto respingere la richiesta «di una proroga immediata, data la scadenza del 30 giugno». «Il problema del mancato rinnovo dello smart working resta irrisolto perché nel disegno di legge approvato oggi (ieri, ndr) è stata inserita soltanto una norma transitoria», la chiosa del senatore Marton.

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