Allarme frontalieri
«Green pass chiesto
anche in dogana»

Testimonianze e proteste ieri sui social. Voci su una circolare dell’ultima ora, ma non esiste. Aureli: «Il certificato non è affatto obbligatorio»

«La polizia in dogana a Lavena Ponte Tresa mi ha chiesto se avevo il Green pass». La testimonianza è comparsa ieri su Facebook e subito è scattata l’allerta tra i frontalieri in uscita con cadenza quotidiana dal Canton Ticino.

Il video

A supporto di questa tesi, il frontaliere che ha segnalato la vicenda ha postato anche un video - registrato dalla dash cam della sua auto e postato sul profilo facebook “Gruppo Frontalieri Ticino - Associazione” - in cui la polizia (sul versante italiano della dogana, è bene rimarcarlo) chiede espressamente notizie circa il suo Green pass, specificando (così almeno fa notare il poliziotto in servizio al valico) che «serve anche per i frontalieri», facendo riferimento a una circolare in tal senso «delle ultime ore». Quanto basta per aprire un caso, che necessiterà degli opportuni chiarimenti.

Se in Ticino il Certificato Covid - l’omologo del nostro Green pass - al momento si applica solo ai grandi eventi (e poco altro), in Italia da venerdì è scattato l’obbligo all’interno dei ristoranti, ma anche per l’accesso agli spettacoli all’aperto, ai centri termali, alle piscine, alle palestre, alle fiere, ai congressi, ai concorsi, nonché per cinema e teatri. Non si parla in alcun modo di frontiere.

Anzi, nel dibattito che si è innescato (e non poteva essere altrimenti) sui social è comparso un vademecum di Ats Insubria in cui viene rimarcato che «gli obblighi di Certificazione Verde non si applicano ai lavoratori frontalieri in ingresso e in uscita dal territorio nazionale per comprovati motivi di lavoro e per il conseguente rientro nella propria residenza, abitazione o dimora».

«Al momento - spiega Sergio Aureli, esperto di questioni transfrontaliere - non risulta alcun tipo di obbligo legato al Green pass, al rientro in Italia, per i lavoratori frontalieri. Di sicuro non c’è in ingresso in Svizzera e - ripeto - non mi risultano provvedimenti neppure in ingresso nel nostro Paese, sempre alla voce “frontalieri”. Peraltro in questo momento, l’obbligo riguarda per gran parte ambienti al chiuso, se si eccettuano gli spettacoli. Non vedo come ad un posto di frontiera possa essere chiesto ad un lavoratore al rientro alla propria residenza o comunque alla propria abitazione di mostrare il Green pass. È bene comunque che si sgomberi il campo da possibili fraintendimenti e per questo chi di dovere faccia chiarezza al più presto per non ingenerare confusione».

L’Europa

Un altro passaggio importante, all’interno di questo dibattuto argomento, è legato al fatto che il Green pass italiano può essere utilizzato da inizio luglio per andare in Svizzera e, per diretta conseguenza, il “Certificato vaccinale” svizzero è stato riconosciuto dall’Unione Europea, dopo un’iniziale diffidenza, dovuta forse ai rapporti non proprio idilliaci tra Berna e Bruxelles dopo lo stop ai negoziati sull’asse Europa-Svizzera dopo sette lunghi anni di trattative. Ma tutto questo riguarda l’ambito extra lavorativo, fermo restando che via terra gli ingressi in auto, moto, treno o bus dall’Italia e dagli altri Paesi Ue/Schengen sono liberi.

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