Bar e ristoranti: lavoro sottopagato? Ciceri: «Non è vero, solo casi estremi»

Il dibattito Replica del presidente di Confcommercio Como alle accuse mosse in settimana dalla Filcams Cgil: «Il problema è il costo del lavoro: è troppo elevato»

Un caso non fa statistica. Non ci stanno gli imprenditori del turismo ad essere accumunati ad alcuni episodi di lavoro sottopagato, tanto meno ai chiaroscuri contrattuali. «È ingeneroso attribuire a una intera categoria quelli che sono casi estremi - dice Giovanni Ciceri, presidente di Confcommercio Como - La realtà, anche per impatto numerico, è di un ambito di lavoro dove c’è spazio per qualità personali, capacità e passione e dove è riconosciuto il giusto dovuto. Non si può dire che non avvenga».

All’espansione del settore è corrisposto un incremento dell’occupazione, cresciuta in cinque anni del 23%, ma non basta. Il nodo della ricerca del personale, inclusa la formazione, è all’ordine del giorno anche nel corso degli incontri tra datori di lavoro e rappresentanze sindacali. «Siamo disponibili a continuare un confronto che in realtà è già stato avviato in modo informale - ha continuato Ciceri, in relazione all’invito del segretario Filcams Cgil Fabrizio Cavalli - in base a dati attuali e oggettivi di una situazione estremamente complessa». Nel cartello “cercasi personale”, come ha scritto su “Mixer” di recente Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe, c’è il segnale di ripresa, ma anche l’appello disperato dei ristoratori italiani che cercano personale e non lo trovano.

Un corto circuito connesso con i i grandi problemi del mercato del lavoro italiano: certo le retribuzioni sono basse e gli orari di lavoro pesanti, ma nell’insieme del mancato incrocio tra domanda e offerta c’è molto di più. Ci sono gli effetti distorsivi delle politiche di sussidio, la crisi demografica, la non gestione dei flussi migratori. C’è soprattutto un problema culturale.

Costi alti

I giovani amano il mondo della ristorazione: è tra i primi settori per tassi di imprenditoria giovanile. Ma è difficile suscitare il senso di orgoglio e passione per un lavoro che richiede un coinvolgimento forte della persona che si spende nella relazione con il cliente, ogni giorno. Non è un lavoro semplice. Mai stato. Ancora meno ora che il territorio lariano aspira a una crescita qualitativa importante.

«In tutto questo, il costo del lavoro è effettivamente alto e invitiamo le parti sociali a fare una battaglia insieme perché rimangano più risorse alle persone. Alcune aree territoriali hanno bisogno di una maggiore attenzione da parte dell’autorità competente. In passato abbiamo anche fatto proposte provocatorie proprio per la particolare situazione del nostro territorio che si trova in concorrenza con Milano e con la Svizzera che, in modo diverso, attraggono i più motivati e bravi. Ecco perché serve una “fascia di rispetto”. Sarebbe opportuno intervenire con una defiscalizzazione degli oneri sociali e diminuire il costo del lavoro per rendere gli stipendi più appetibili, senza ovviamente nulla togliere a diritti e contributi» continua Ciceri nel sottolineare le convergenze fondamentali, nonostante qualche perplessità sulla modalità di approccio.

Più welfare

«Per quanto riguarda il sistema di servizi, nulla osta a incrementare il welfare per i lavoratori del settore e sulla formazione siamo i più grandi fautori di un aumento delle competenze nel nostro settore perché è necessario che chi si avvicina a questo mondo abbia una preparazione importante sia tecnica che culturale - conclude Giovanni Ciceri - gli ottimi rapporti con le scuole testimoniano il dialogo già avviato da tempo dalle imprese».

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