Il turismo “active” sul Lario fa correre l’economia

Il report La scelta legata alle attività fisiche è al 16,6% a Como e all’11,9% a Lecco

Como

Difficile fissare una data di inizio del turismo “sportivo” sul lago di Como. Di certo, i viaggiatori del Grand Tour, giovani aristocratici del Vecchio Continente in cerca di esperienze culturali e artistiche che passavano per il Lario tra il diciassettesimo e diciottesimo secolo, affrontavano già passeggiate sui crinali del territorio.

Settore in forte crescita

Qualcuno avrà sicuramente inforcato le prime biciclette. Anche gli albori di vela e canottaggio si devono nell’Ottocento al diletto degli ospiti inglesi di Villa D’Este.

Da almeno un paio di secoli insomma il lago di Como, con i suoi paesaggi da cartolina è anche un terreno fertile per lo sport e, con esso, per un turismo che muove persone, risorse e idee. L’ultima conferma arriva dal “Report Turismo Sportivo 2024” della Camera di Commercio di Como-Lecco, che fotografa un settore in forte espansione, capace di intrecciare natura, cultura ed economia.

Secondo i dati, il 16,6% dei turisti in provincia di Como sceglie la destinazione con motivazioni legate allo sport, mentre a Lecco la quota si ferma all’11,9% (ma cresce d’inverno, con sci e alpinismo, assenti o con numeri marginali nella provincia voltiana). Una propensione decisamente superiore alla media regionale (9,6%) e nazionale (5,3%).

E non si tratta solo di intenzioni: durante il soggiorno, il 23,4% dei visitatori a Como e il 25,5% a Lecco svolge effettivamente attività sportive, dal trekking al ciclismo, dalla vela al kayak.

Turisti che spendono di più

L’indagine Unioncamere Lombardia e Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) evidenzia che tra le attività praticate dai turisti a Como prevalgono le escursioni e gite (90,1%), seguite dalle visite ai centri storici (25%) e dalle attività sportive (23,4%). A Lecco, invece, lo sport arriva addirittura al secondo posto (25,5%), preceduto soltanto dalle escursioni (78,3%).

Segno evidente di come la montagna, i rifugi e le falesie richiamino un pubblico che abbina relax e movimento.

Un dato che pesa anche sull’economia locale. Il turista sportivo spende mediamente di più rispetto ad altri visitatori e ha una forte propensione a tornare.

Nel 2023, la sola spesa per abbigliamento e calzature sportive nell’area lariana ha toccato i 5,4 milioni di euro, mentre il noleggio delle attrezzature sportive ha generato altri 7,3 milioni, con Como a fare la parte del leone (77% del primo dato e 81% del secondo).

Questi valori, limitati alla stagione estiva, non considerano le spese legate agli sport invernali, particolarmente rilevanti nell’area lecchese.

È quindi facile immaginare un indotto ancora più significativo se si includono sci, ciaspole, alpinismo e attività outdoor praticate nei mesi freddi. L’area di Bobbio, le falesie del lecchese e i percorsi alpinistici completano un’offerta che rende la destinazione competitiva con altre zone alpine.

Il valore dei Giochi 2026

La leva economica è accompagnata da un valore immateriale: lo sport come fattore di destagionalizzazione dei flussi. Il turismo sportivo non vive solo d’estate, ma si spalma su più mesi, dai rifugi e sentieri lecchesi alle acque del lago in primavera e autunno. Una rete che consente di superare la logica della stagionalità tipica delle località balneari, garantendo continuità all’offerta. Questo si traduce in benefici diffusi per strutture ricettive, ristoranti, servizi di trasporto e commercio locale.

A spingere ulteriormente la crescita saranno i Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026, che vedranno Bormio e Livigno protagoniste. La vicinanza geografica offre a Como e Lecco un’occasione straordinaria: agganciarsi al traino olimpico per presentare non solo i panorami lacustri, ma anche le montagne, le falesie, i rifugi e persino i musei sportivi – dal Museo del Ciclismo del Ghisallo al Museo della Moto Guzzi – già oggi frequentatissimi da turisti italiani e stranieri.

Nel sistema economico la pratica sportiva attiva sul territorio, direttamente o indirettamente, una molteplicità di filiere produttive e di servizi. Si parte dalle attività strettamente connesse allo sport, per la fornitura di beni e servizi necessari alla pratica della disciplina (abbigliamento e calzature specifiche, attrezzature sportive, impianti dedicati, attività di introduzione allo sport, formazione, assistenza tecnica, ecc.); alle attività connesse alla pratica sportiva, in senso lato in quanto accessorie alla pratica stessa ovvero ristorazione e accoglienza turistica, reti di trasporto, servizi di informazione, prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, medicina dello sport fino alla gestione degli eventi.

Si tratta di un ampio ventaglio di attività, che generano valore e contribuiscono alla crescita economica e occupazionale: lo sport infatti impatta in modo interdisciplinare su numerosi ambiti del tessuto economico di un territorio.

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