La crisi della Cina spaventa il tessile. Vale il 23% del mercato

La sfida Tra pochi giorni il via a Milano Unica Shanghai dopo tre anni di stop a causa della pandemia. Barberis Canonico: «Restano segnali che danno fiducia»

Milano Unica torna a Shanghai dopo tre anni di assenza e trova un mercato in crisi, dove il fallimento di Evergrande Real Estate rischia di provocare un effetto domino su tutta l’economia cinese, a partire dal settore immobiliare. E la crisi in Cina proietta previsioni negative sul futuro della moda globale. «Se si considera che i clienti cinesi rappresentano il 23% del mercato del lusso, si può immaginare quali potrebbero essere le conseguenze di un effetto a catena simile a quello accaduto in Usa con Lehman Brothers nel 2008» è l’osservazione di Stefano Vitali, imprenditore tessile e past president dell’Ufficio italiano seta, che, da interista, teme doppiamente l’innescarsi di una crisi. Fra i creditori del gigante immobiliare cinese c’è infatti anche il gruppo Suning della famiglia Zhang proprietaria dell’Inter.

Le relazioni

La Cina rappresenta uno dei principali mercati di sbocco dell’export italiano per il settore. Dopo la Francia e la Germania e malgrado la contrazione di Hong Kong, la Cina ha guadagnato quest’anno la terza posizione nell’export dei tessuti Made in Italy, con una variazione positiva del 7,3%, e ora rischia di retrocedere.

«È un momento molto particolare in Cina – continua Vitali – c’è una situazione di confusione a livello economico, si teme un’estensione del fallimento ed è molto difficile immaginare di vendere prodotti in quel mercato in questo momento. Si teme un calo del potere di acquisto dei clienti cinesi. Inoltre ancora non sappiamo quanto sia fitta e complessa la rete di relazioni economiche internazionali che legano la Cina al resto del mondo e quali potrebbero essere le conseguenze nel caso il debito di Evergrande si propagasse».

Diverse aziende tessili comasche sono attese a Shanghai per l’edizione della fiera Milano Unica dal 28 al 30 agosto: Fasac, Ratti, Canclini, Gruppocinque, Olmetex. Complessivamente sono 44 le imprese italiane presenti. La partecipazione collettiva è organizzata da Ice Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane all’interno della fiera Intertextile Apparel Fabrics di Shanghai, dedicata al settore tessile e accessori per abbigliamento.

Punti di forza

Più ottimista Alessandro Barberis Canonico, presidente di Milano Unica: «la 37esima edizione di Milano Unica, a Fiera Milano Rho in luglio, ha accolto 562 aziende e abbiamo registrato una crescita dei buyer provenienti dalla Cina, oltre che dagli altri principali mercati di riferimento. Ciò induce a pensare che la forte crescita è tornata a focalizzarsi su quelli che, per Milano Unica, sono i valori fondamentale dell’offerta: eleganza, qualità e trasparenza. Milano Unica Shanghai nel valorizzare l’immagine verso il consumatore finale, rappresenta l’estensione delle nostre attività rivolte a intercettare e soddisfare la domanda del mercato cinese, consolidando la stretta relazione che deve intercorrere con gli interlocutori locali».

L’ultima edizione di Milano Unica per la verità non ha lasciato entusiasti gli imprenditori comaschi, anche per un diverso modo di finalizzare gli ordini del distretto. «Le nostre aziende spesso si interfacciano direttamente con i brand più importanti per far conoscere i loro prodotti. Hanno un contatto quotidiano con i loro clienti che sono i marchi internazionali più importanti – spiega ancora Stefano Vitali – in questo sta lo specifico di Como: siamo una realtà industriale con una vocazione artigianale e sempre a disposizione dei clienti finali».

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