L’economia ticinese e l’effetto inflazione. «Costi più alti, una minaccia per tutti»

Confine L’allarme all’assemblea della Camera di Commercio che ha rieletto presidente Gehri. Altro nodo è quello delle riforme: «Essenziali per mantenere il nostro Cantone interessante»

L’assemblea generale numero 106 della Camera di Commercio dell’Industria, dell’Artigianato e dei Servizi del Canton Ticino, ospitata dall’Espocentro di Bellinzona (350 i partecipanti) e che ha rieletto alla presidenza per i prossimi quattro anni Andrea Gehri è stata l’occasione per porre l’accento sulle dinamiche economiche del vicino Cantone.

I temi caldi

Il primo aspetto riguarda le non più prorogabili misure di contrasto all’inflazione, che vede il Ticino in cima alla graduatoria - poco edificante - dei Cantoni svizzeri, mentre il secondo ha a che vedere con la necessità impellente di riforme (anche) in ambito economico. E il lungo intervento del (rieletto) presidente ha preso le mosse proprio da qui. «Senza l’assunzione di rischi, la spinta innovativa e gli investimenti delle imprese non sarebbe possibile creare e mantenere posti di lavoro - la chiosa di Gehri -. Quindi ne soffrirebbe tutto il paese. Anche le riforme invocate, come la recente proposta del Consiglio di Stato di intervenire su determinate aliquote per le persone fisiche e l’imposizione delle successioni e delle rendite previdenziali, non hanno certo lo scopo di provocare discriminazioni o favorire indebitamente determinati gruppi. Bensì sono essenziali per mantenere interessante il Ticino come terra del “fare impresa”, pena la perdita persone fisiche e aziende fondamentali per finanziare un sistema sempre più costoso». Perdere o meglio vedere le imprese migrate in altre realtà imprenditoriali significherebbe inevitabilmente fare i conti con un indebolimento del tessuto occupazionale, che andrebbe ad intaccare anche la nutrita e qualificata presenza dei nostri frontalieri, forti a fine giugno di oltre 78 mila permessi “G” attivi.

«Restano aperti molti fronti carichi di insidie, perché anche per le aziende l’inflazione ha conseguenze importanti e la crescita di molti costi rappresenta una minaccia per tutti - l’ulteriore puntualizzazione del “numero uno” della Camera di Commercio ticinese -. Dalle materie prime, all’energia, passando per i costi creati dalla crescente burocrazia, le incognite per il futuro sono parecchie. Solo permettendo al tessuto imprenditoriale di fare il proprio lavoro e di creare ricchezza per sostenere l’importante meccanismo ridistributivo, sarà possibile superare anche i momenti più difficili». Dal canto suo, il Consigliere di Stato - con delega alle Finanze ed all’Economia, Christian Vitta - ha rimarcato «l’importanza di guardare con fiducia al futuro, continuando a lavorare per rendere il Ticino un territorio sempre più attrattivo e, in maniera particolare, favorevole alla nascita ed allo sviluppo delle imprese». In questo contesto, il Cantone «continuerà a lavorare per un quadro fiscale moderno e competitivo, per rafforzare l’innovazione nel nostro territorio, per un mercato del lavoro dinamico e per ritrovare un equilibrio delle finanze pubbliche».

Effetti sui frontalieri

Tanti dunque i temi che interessano anche i nostri lavoratori, ricordando che dopo lo scoppio dell’ennesimo conflitto internazionale, anche il franco “forte” è tornato sotto i riflettori, sul lato ticinese per le ripercussioni negative che potrebbe già sul breve periodo portare all’export.

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