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Sabato 09 Agosto 2025
Il Made in Italy e la cultura. Il futuro passa dai giovani
L’intervista Valore Italia a Mind con la storica Scuola di Restauro di Botticino e un polo formativo con diversi percorsi ITS.«Oltre alla formazione, siamo un “driver” che punta a connettere il settore pubblico e privato sui progetti culturali»
Formazione, patrimonio culturale, innovazione. Nata per salvare un’eccellenza, Valore Italia si posiziona come un ponte tra tradizione e innovazione. Con l’obiettivo di preservare il grande patrimonio culturale e il “saper fare” italiano, l’impresa sociale ha ampliato la sua missione iniziale di salvare la storica Scuola di Restauro di Botticino.
Oggi, oltre a formare i restauratori del futuro, Valore Italia investe in percorsi all’avanguardia come gli ITS, dimostrando che la formazione tecnica e l’alta specializzazione sono la chiave per rispondere alle esigenze del mercato e garantire la sopravvivenza di mestieri unici.
Il cuore del progetto è comasco: l’amministratore delegato di Valore Italia è Salvatore Amura e il suo braccio destro, Riccardo Conti - 28 anni, di San Fermo - è coordinatore delle attività di marketing, comunicazione e relazioni internazionali.

Come nasce Valore Italia e qual è la sua mission?
Valore Italia è un’impresa sociale nata nel 2019 dalla collaborazione tra Enaip Lombardia e Umana Forma - risponde Riccardo Conti - La mission iniziale era quella di rilanciare e trasferire a Milano la storica Scuola di Restauro di Botticino, un istituto d’eccellenza. L’obiettivo era quello di costituire un nuovo soggetto in grado di seguire queste attività. Poi l’orizzonte operativo si è progressivamente allargato e si sono creati i presupposti per dare vita a un nuovo polo per la formazione e la valorizzazione del patrimonio culturale e del made in Italy.
Dove si trovano le vostre sedi e quali sono le loro funzioni?
A Milano abbiamo due sedi. La principale è a Mind (Milano Innovation District), l’ex area Expo. Questo polo scientifico, dedicato a scienza, innovazione e formazione, ospiterà entro due anni le facoltà scientifiche della Statale di Milano, con 20.000 nuovi studenti. La seconda sede è in Bovisa, nell’area del Politecnico, ed è dedicata principalmente ai laboratori della Scuola di Restauro.
Quali sono gli ambiti di specializzazione della Scuola di Restauro di Botticino?
La scuola offre un corso di laurea magistrale a ciclo unico di cinque anni, l’unico percorso per ottenere l’abilitazione al ruolo di restauratore. Il corso è intenso e si articola in tre specializzazioni principali. Il restauro lapideo: scultura, affresco, gesso, marmo, terracotta e monumenti. Il restauro dei dipinti: dipinti su tela e tavola, ma anche arredamento in legno e, in modo innovativo, materiali plastici. Sì,anche materiali plastici perché c’è anche un restauro dell’arte contemporanea e del design, per oggetti che cominciano ad avere magari 30-50 anni. E, infine c’è il restauro tessile: arazzi, tappeti, pelle, cuoio e alta moda. Anche i vestiti possono essere vere e proprie opere d’arte. che necessitano di specifici interventi di conservazione.
Quanti studenti frequentano la scuola e da dove provengono?
Ogni anno accogliamo in media 25 studenti, che si dividono nei tre profili di restauro. Provengono prevalentemente dal Nord Italia, in quanto il nostro polo, insieme a Venaria Reale , copre il settentrione come centri di eccellenza. Gli altri due grandi poli sono a Firenze (Opificio delle Pietre Dure) e a Roma (Istituto Centrale per il Restauro). Negli ultimi anni, grazie al successo del rilancio della scuola, vediamo in ogni caso un crescente interesse anche da parte di studenti del Centro e del Sud Italia.
Oltre alla Scuola di Botticino, Valore Italia ha avviato altri percorsi formativi?
Certamente. Abbiamo due filoni principali. CIMA (Campus ITS Mind Academy) è il primo campus in Italia interamente dedicato alle fondazioni ITS (Istruzione Tecnica Superiore). Gli ITS sono considerati la nuova frontiera della formazione tecnica, un’alternativa all’università che mira a colmare il divario tra domanda e offerta di figure professionali altamente specializzate in settori come meccanica, meccatronica, logistica e supply chain. I corsi, molto pratici, prevedono un anno di teoria e uno di stage, con un alto tasso di inserimento lavorativo. Il secondo filone che abbiamo sviluppato è legato all’alta oreficeria: abbiamo avviato un ITS in collaborazione con Galdus e Pomellato. L’obiettivo è formare nuove generazioni di artigiani del gioiello per preservare e tramandare il grande “saper fare” italiano, un patrimonio che rischia di andare perduto a causa del pensionamento dei maestri artigiani.
Di quali progetti di valorizzazione culturale si occupa Valore Italia?
Oltre alla formazione, Valore Italia si posiziona come un “driver” per connettere il settore pubblico e privato nella creazione di progetti culturali. Un esempio di successo è la collaborazione con il Mulino Caputo per celebrare il suo centenario. Abbiamo creato una mostra a Napoli con le opere degli studenti dell’Accademia di Belle Arti, finanziata al 100% dall’azienda. Il progetto, nato come un’azione di mecenatismo, sta ora girando il mondo attraverso il circuito del Ministero degli Affari Esteri, con tappe a New York, Londra e Tokyo, che sono i mercati di esportazione principali del Mulino Caputo. Un altro esempio è il progetto con Sisal, in occasione del loro ottantesimo anniversario, per il restauro di storici numeri della rivista Sport Italia.
Qual è stato il suo percorso professionale e come è arrivato in Valore Italia?
Il mio percorso è stato molto poco convenzionale. Dopo il liceo scientifico, ho inseguito la passione per la musica iscrivendomi a un’accademia per diventare tecnico del suono. Verso la fine degli studi, ho capito che non era la mia strada, ma le competenze acquisite nella comunicazione e nella tecnologia mi sono state utili. Ho iniziato a lavorare nell’ufficio marketing e comunicazione dell’accademia stessa, specializzandomi in un settore che non avevo studiato. Questa esperienza, unita a tanta determinazione e “fame”, mi ha permesso di sviluppare un percorso che mi ha portato a Valore Italia tre anni fa.
Qual è il suo ruolo attuale in Valore Italia?
Oggi coordino le attività di marketing, comunicazione e vendite. Ho anche una grande responsabilità nelle relazioni internazionali. Collaboro direttamente con l’amministratore delegato, Salvatore Amura e la circostanza mi dà l’opportunità di seguire in prima persona i progetti. Recentemente, abbiamo curato la comunicazione di importanti partnership per gli studenti di restauro, come quelle con il Louvre, Palazzo Reale a Milano e con la Presidenza della Repubblica per il restauro degli arazzi al Quirinale.
Esiste ancora il pregiudizio che l’università sia l’unica strada di “serie A” per i giovani, a discapito della formazione tecnica?
C’è ancora la convinzione che la laurea sia uno standard fondamentale per entrare nel mondo del lavoro, ma non è più così. Oggi l’università ha ampliato la sua offerta includendo anche percorsi molto specifici (come il marketing per influencer), ma ci sono molte valide alternative. La mia esperienza dimostra che la formazione “sul campo” può portare a un inserimento lavorativo più diretto e soddisfacente. I percorsi ITS, per esempio, offrono una preparazione tecnica che risponde alle reali esigenze del mercato e riscoprono professioni specializzate nel mondo industriale, della logistica e del manifatturiero che prima venivano ignorate. È fondamentale investire nell’orientamento, ma con la consapevolezza che si può sempre cambiare strada. Molti ragazzi, anche dopo anni di lavoro, decidono di rimettersi in gioco e cambiare vita, con o senza l’università.
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