Metalmeccanici, la crisi si fa sentire. L’anello debole è il settore automotive

Il primo semestre Sono tre le aziende comasche alle prese con le difficoltà crescenti del settore. Preoccupa la Dongo Casting, ex Isotta Fraschini, mentre a Como chiudono cinque sedi Automax

Ad oggi sono tre le aziende comasche coinvolte nella crisi crescente del settore metalmeccanico che, secondo il report Fim Cisl relativo al primo semestre dell’anno, coinvolge in Italia 70.867 lavoratori metalmeccanici, 16.155 in più rispetto agli ultimi sei mesi del 2021 quando erano già oltre 50mila. Nel nostro territorio solo di recente Prima Comunicazione Group di Olgiate Comasco ha trovato l’accordo straordinario che vede la ripresa dell’attività, al momento per una trentina di dipendenti, con la prospettiva di un progressivo reintegro.

Cassa integrazione e non solo

«Questo permette di guardare in avanti in una prospettiva di ripresa e di futura occupazione - spiega Caterina Valsecchi segretaria generale Fim Cisl dei Laghi - pur in un quadro generale di preoccupazione, in particolare per il settore automotive. Produce componenti per l’auto, per esempio, la Dongo Casting, ex Isotta Fraschini, rilevata proprio poco prima dell’inizio della pandemia, per un ramo di azienda, da Elecpro International investment holding, con base in Cina. Lo stabilimento non solo risente del fatto che partecipa a un comparto già in crisi a livello globale, ma soffre di una situazione difficile, pregressa, legata alla società che oggi conta 100 dipendenti».

A Dongo si svolgono produzioni ad alto valore aggiunto con competenze tecnologiche importanti. Per questo la nuova proprietà sostiene la continuità dell’attività lavorativa, ma in un contesto di sofferenza sia per il settore che per problemi legati alla gestione e al periodo del Covid.

«I lavoratori alternano, al 50%, periodi di attività a periodi di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione e ci sono stati anche ritardi nel ricevere gli stipendi - continua Valsecchi -. Ora sembra che, per l’ennesima volta, si cerchi di uscire dal guado ma resta alta la preoccupazione. È previsto per i prossimi giorni un incontro con i vertici dell’azienda per verificare lo stato dell’arte da oggi a fine anno».

Sempre a Como, è un segnale forte la decisione di chiudere le cinque sedi di Automax, storico riferimento di Opel nelle province di Como e Varese con i conti in ordine ma in dissenso rispetto alle scelte di Stellantis.

«La concessionaria di auto, dato che fa riparazioni, applica il contratto metalmeccanici - aggiunge Caterina Valsecchi -. La scelta è stata dettata dal rapporto tra Automax e il marchio che ha posto dei paletti sulla gestione e queste nuove regole sono state determinanti per orientare alla decisione di chiudere l’attività, perché sarebbe venuto meno il rapporto fiduciario. Ci auguriamo che non capitino altre situazioni di questo tipo, ma - è la previsione di Valsecchi - immagino che le difficoltà nel settore auto possano coinvolgere anche le attività di vendita e di manutenzione».

Il blocco degli endotermici

Nel complesso del settore metalmeccanico, già fortemente colpito dalla crisi energetica e dal rincaro delle materie prime, il comparto più debole riguarda l’automotive, anche per l’estrema debolezza nelle vendite di auto, disorientate dalla scelta dell’Ue, confermata in giugno, di fermare la produzione dei motori endotermici nel 2035 provocando forte preoccupazione in Italia dove c’è una importante presenza di componentistica. Le oltre 60 crisi di settore registrate nel report coinvolgono più di 32mila persone.

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