«Orgoglio artigiano. Accanto alle imprese
nella sfida digitale»

L’intervista Roberto Galli, presidente di Confartigianato Imprese Como: «Ottant’anni di associazione: resilienza e innovazione per il futuro»

Ottant’anni di associazione e l’ambizione di continuare a rappresentare, al meglio, un mondo in rapida e costante evoluzione come l’artigianato. Roberto Galli, presidente di Confartigianato Imprese Como, tira le tira le somme dei dodici mesi alle spalle e guarda al prossimo anno con fiducia, ma anche con la consapevolezza di doversi misurare con un contesto denso di incertezza.

Presidente Galli, l’economia globale sta attraversando una fase di profonda incertezza che si ripercuote inevitabilmente sui territori. Qual è lo stato di salute dell’artigianato comasco e come stanno reagendo le imprese?

La nostra percezione è che la resilienza rimanga la caratteristica intrinseca del Dna dei nostri artigiani. Davanti alle difficoltà, l’imprenditore delle piccole e medie imprese non si arrende; cerca soluzioni, adatta la visione, punta a sopravvivere anche quando gli standard di guadagno non sono elevatissimi. C’è un sistema sociale intero che poggia su questa economia. Nel Comasco viviamo realtà diverse: il tessile, il metalmeccanico, il legno-arredo. Sebbene i settori siano differenti, la problematica è trasversale. Tuttavia, le nostre imprese reagiscono. Nonostante la frenata globale, la volontà di andare avanti resta solida.

Negli ultimi anni i costi dell’energia e delle materie prime hanno strozzato molti bilanci. Oggi l’emergenza sembra meno acuta, ma il problema resta. Quali sono le preoccupazioni dei vostri associati su questo fronte?

Le preoccupazioni restano altissime. Gli imprenditori sono stati costretti a diventare molto più analitici, prestando un’attenzione costante al mercato per trovare il giusto prezzo d’acquisto e non finire fuori mercato. Il problema è che, a fronte di costi energetici e materie prime che non hanno avuto una contrazione significativa, nel 2025 abbiamo assistito a un calo del credito verso le Pmi. È un trend pericoloso. Noi come Confartigianato siamo al fianco delle imprese con un’area dedicata che controlla le bollette e orienta verso le soluzioni meno onerose. È un servizio prezioso che aiuta le imprese a fronte di un contesto oggettivamente molto complesso.

Quest’anno avete presentato al territorio la vostra Comunità Energetica (CER). Quali sono le aspettative?

Abbiamo fatto squadra con le “sorelle” di Confartigianato, partendo da Sondrio e coinvolgendo Monza Brianza, Mantova e altre province. La nostra CER è una risposta collettiva: un’alternativa concreta per mitigare i costi e garantire una maggiore indipendenza energetica alle imprese. È un esempio di come il fare rete possa trasformarsi in un vantaggio competitivo diretto per il singolo artigiano.

Un tema centrale della vostra ultima assemblea è stato il ricambio generazionale. Molte attività rischiano la chiusura perché i giovani sembrano guardare altrove. Cosa si può fare per invertire la rotta?

La mancanza di ricambio generazionale e di formazione professionale è uno dei problemi più pesanti. Stiamo lavorando moltissimo con il nostro Gruppo Giovani per creare momenti di incontro con gli istituti tecnici e non solo. Vogliamo far nascere nei ragazzi un “lumino di speranza” verso un percorso diverso dal tradizionale liceo. Abbiamo promosso laboratori nelle scuole, come alla Puecher di Erba, per far capire ai bambini cosa significhi essere artigiani. Questo impegno proseguirà per tutto il 2026: dobbiamo colmare il gap sul mercato del lavoro tra domanda e offerta di professionalità.

Esiste forse un problema di percezione? Spesso l’artigianato viene ancora associato a modelli vecchi, quasi romantici ma poco innovativi.

Vero. Spesso i ragazzi abbinano ancora l’artigiano al vecchio calzolaio o alla micro bottega. Ma la realtà è radicalmente cambiata: oggi gran parte delle imprese artigiane sono avanzate dal punto di vista tecnologico, strutturate, spesso arrivano ad avere 20-25 dipendenti e oltre. Proprio per questo, a livello nazionale, stiamo spingendo per cambiare la “legge quadro” sull’artigianato. Vogliamo allinearci ai parametri europei, superando i vecchi limiti dimensionali e riconoscendo la natura di “piccola impresa” fino a 49 dipendenti. Dobbiamo far capire che l’artigianato oggi è sinonimo di innovazione.

In questo contesto, come si inseriscono la digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale (AI)? Sono viste più come una minaccia o come un’opportunità?

Sono un’opportunità straordinaria che impatta su tutte le professioni, dal macchinario in officina alla stesura di un preventivo edile tramite ChatGPT. L’AI deve diventare parte integrante delle imprese. Durante l’anno abbiamo fatto corsi per spiegare le basi di queste tecnologie e continueremo nel 2026. L’importante è la consapevolezza: non è uno strumento che fa tutto da solo, serve sempre l’uomo dietro la macchina, ma è una leva che l’artigiano deve saper usare per restare competitivo.

Parliamo di territorio. La viabilità a Como è un nervo scoperto: il cantiere della Tremezzina è solo la punta dell’iceberg. Quanto pesa questa situazione sulle imprese?

È il nodo cruciale. Raggiungere la propria azienda o un cliente è diventata una sfida. Io ho l’azienda nell’Erbese: per arrivare a Como servono mediamente 35-45 minuti per fare meno di 20 chilometri. È tempo perso, sono costi che ricadono sulla consegna delle merci e sui contratti. La viabilità è paralizzata non solo sulla Regina, ma su tutte le principali direttrici. È un tema su cui le associazioni devono fare squadra e confrontarsi in maniera pressante con la politica.

Confindustria ha proposto di ospitare un Data Center nel Comasco. Qual è la vostra posizione?

Troviamo l’idea molto interessante e la condividiamo. Come dicevo, non c’è Intelligenza Artificiale senza una solida infrastruttura digitale. Avere un data center nelle nostre zone, come auspicato anche dal senatore Butti, sarebbe un volano per tutto il sistema produttivo. Quando ci sarà da sedersi al tavolo per discutere i dettagli operativi, Confartigianato ci sarà. Bisogna lavorare in simbiosi: associazioni, politica e istituzioni devono agire come un’unica squadra.

Il 2026 sarà un anno speciale per Confartigianato Imprese Como. Cosa c’è in agenda?

Festeggeremo il nostro ottantesimo anniversario. Sarà un anno dedicato a celebrare la nostra storia ma, soprattutto, a guardare avanti. Stiamo programmando l’agenda degli eventi celebrativi, a partire dall’assemblea generale. Sarà l’occasione per ribadire l’orgoglio di essere artigiani.

Per concludere: perché oggi un piccolo imprenditore dovrebbe scegliere di associarsi?

Perché da soli non si va da nessuna parte. Anche se sei una realtà solida, per raggiungere obiettivi sociali, di gestione aziendale o politici, serve la forza del gruppo. L’associazione è il raccordo che unisce le necessità individuali e le trasforma in istanze collettive. Associarsi significa avere servizi, certo, ma soprattutto significa avere un luogo di confronto per affrontare insieme i problemi del territorio e non sentirsi mai soli davanti alle sfide del mercato globale.

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