«Overtourism? Sul Lario non c’è. E i numeri lo stanno a dimostrare»

L’assessore regionale Barbara Mazzali analizza la situazione della provincia di Como attraverso i parametri di Demoskopika

Como

Persino l’area di Verbania Cusio Ossola, sul fronte del turismo, sta peggio di noi (o meglio, a seconda dei punti di vista): l’Indice complessivo di sovraffollamento turistico (Icst) della vicina regione montana è del 104,7, “moderato”, ma superiore all’ancora più modesto 101 di Como che si attesta, quanto al turismo, anche sotto Brescia e il suo lago di Garda con 102.

Secondo l’indagine di Demoskopika, che scandaglia diversi parametri come la densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, utilizzazione lorda e quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico, i picchi di flussi dove è lecito lanciare l’allarme di overturism sono Bolzano, con un punteggio di 131, Trento con 114 e anche Rimini con 141, tutti indici “molto alti”.

Tralasciando le città d’arte, che naturalmente fanno storia a sé e hanno numeri vertiginosi, sono “alti” anche i flussi turistici del Ponente ligure con 108 e in Valle d’Aosta con 109.

Ma Como e provincia si attestano su un valore medio di “moderato”, che naturalmente come tutte le medie è una via di mezzo tra i flussi di Bellagio centro in una domenica di maggio e quelli a San Bartolomeo Val Cavargna in gennaio. Ma dicono qualcosa di come interpretare e gestire gli arrivi sul territorio.

«La classifica di Demoskopica dimostra che Como non rientra tra le località realmente affette da “overtourism” - precisa l’assessore regionale Barbara Mazzali con delega al turismo - questo termine, per come viene spesso utilizzato, è fuorviante: non descrive una condizione misurata in modo scientifico, ma una percezione parziale. Il turismo è una politica economica a tutti gli effetti e i dati vanno interpretati con competenza, analizzando indicatori complessi e non basandosi su immagini di code davanti a luoghi iconici che saranno sempre ambiti dal pubblico.»

Sono dieci le località italiane con un livello di sovraffollamento turistico classificato come “molto alto”, con effetti crescenti sulla vivibilità dei territori, sulla resilienza dei sistemi locali e sulla sostenibilità complessiva delle destinazioni coinvolte. Tra queste non c’è Como ma non significa che, con il crescere dei flussi turistici, non aumenti anche il rischio di ingestibilità del sovraffollamento. Un fenomeno che, se non affrontato con ampie alleanze pubblico privato ma soprattutto dalle amministrazioni, può mettere in difficoltà risorse, servizi e comunità locali.

Il punto di equilibrio è nel trovare un approccio nei confronti dell’industria del turismo che la sostenga e ugualmente non penalizzi i territori.

«La vera sfida non è destagionalizzare, ma normalizzare i flussi durante tutto l’anno – conclude Barbara Mazzali - ampliando il racconto del territorio a 360°. Significa integrare mete iconiche con località meno note ma ricche di attrattività, generando valore economico diffuso e sostenibile. In questo modo il visitatore vive un’esperienza autentica e l’intera regione beneficia in termini di sviluppo e occupazione».

Quando i servizi vengono implementati sono poi a servizio di tutti e ovviamente dei residenti. Come nel caso, ma è solo un esempio, della navetta estiva serale della Tremezzina, gratuita anche questa estate sia per i residenti che per i turisti. Lo stesso varrebbe per un auspicato servizio di navetta di collegamento continuo del centro lago. Semplici, concreti, efficaci strumenti per garantire vivibilità e accoglienza.

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