Ristoranti lariani, sette euro di coperto. «Troppo? No, se la tavola lo merita»

I prezzi del turismo Scelte diverse dei locali in base al tipo di location e di clientela. Tutti d’accordo sulla comunicazione: «La trasparenza con i clienti è un fattore essenziale»

Como

Solo per sedersi a tavola, a Como e sul lago, si possono spendere di coperto anche 7 euro, a salire. Tanto? Di sicuro. Troppo? Tutto dipende dal valore della tavola e della posizione: il costo è lecito, purché ci sia onesta e ragionevole corrispondenza tra tovaglia più o meno di pregio, calici e posate. Se sono di fattura e materiali nobili e magari la vista è da sogno, il valore del coperto può crescere secondo il buon senso e la discrezione del ristoratore. Una valutazione in cui, va da sé, incidono non poco location e clientela. Anche qui in sostanza il fattore lakecomo si paga.

C’è anche chi il coperto non lo chiede, come accade al ristorante Il Cantuccio di Mauro Elli a Erba, c’è chi lo pone fisso, uguale per tutti, e moderato e c’è chi opta per una gradualità al variare della posizione del tavolo.

Il dibattito

«Ognuno è libero di proporre i prezzi che vuole in base al servizio, alla location e alla qualità dei prodotti offerti, l’unica cosa fondamentale è comunicarli in modo chiaro e trasparente all’avventore» è l’osservazione bipartisan di Nathan Martignoni, uno dei titolari del ristorante Una finestra sul lago.

Comunicazione ancora più importante in un contesto dove i turisti dall’estero sono molti e non conoscono quella che è una consuetudine esclusiva dei menù italiani. Tanto che i francesi, per esempio, ma non è un caso, è capitato che il coperto se lo siano tolti in autonomia dal conto. Lo racconta Niccolò Civelli, titolare del ristorante La P’Osteria ad Argegno: «da noi il coperto è a 3 euro, l’acqua a 3 e il caffè a 2. Adeguato e non esagerato, ma serve chiarezza soprattutto con i turisti perché per loro non è una consuetudine. Alcuni clienti francesi se lo sono auto decurtato, lasciando un pagamento inferiore senza spiegazioni. Anche per questo cerco di non aumentare il costo del coperto, per evitare incomprensione».

Tutta un’altra storia con i clienti dagli Stati Uniti: «per loro non è un problema. In Usa il vino costa molto di più ed è previsto il 20-22% di mancia obbligatoria. Su un conto da 70-80 dollari a testa sono altri 16 dollari. In Italia invece magari lasciano 20 euro in tutto: rispetto alla loro normalità, è vantaggioso – conclude Niccolò Civelli – i turisti stranieri, in generale, lasciano volentieri la mancia, perché la sentono come un gesto libero. Il coperto invece non lo comprendono. Il vero problema è il turismo “mordi e fuggi” di chi ordina due contorni e occupa il tavolo a lungo. Esiste una sorta di regola non scritta tra cliente e ristoratore, che prevede un minimo di spesa per chi si siede a un tavolo, ma è sempre meno nota e condivisa.

Tariffe differenziate

Alcuni tavoli hanno posizioni tali da costituire un valore di per sé. È il caso del ristorante Acquadolce Lago di Como a Carate Urio, direttamente sulla riva. Il coperto è differenziato per chi cena affacciato sul lago e ha una valore del tutto particolare per l’unico tavolo sul pontile, per il quale è previsto anche un servizio esclusivo. «In questo caso i costi che sosteniamo sono diversi ed è anche ragionevole che il valore sia riconosciuto» spiega il cotitolare Emanuele Riva. Non sono solo i visitatori dall’estero a chiedere tavoli in posizioni privilegiate «sono spesso gli italiani che chiedono il tavolo in prima fila vicino al lago» aggiunge Riva. In inverno, invece, la veranda viene chiusa e i tavoli tornato tutti allo stesso livello.

Quindi la varietà in tema di coperto è il vero elemento comune: essenziale che al valore del coperto corrisponda adeguato valore della tavola. Se è apparecchiata con tovaglietta di carta e posate ordinarie, mentre il coperto è pretenzioso, quel costo finisce per risultare fastidioso come un balzello.

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