Sul Lario 43mila lavoratori stranieri. Sono uno su dieci

I dati Elaborazione della Fondazione Leone Moressa che rileva anche i contributi Irpef in 114 milioni di euro. A testa versati 3.920 euro, duemila in meno dei lariani

Sono 43.540 gli stranieri lavoratori in provincia di Como o, più precisamente, i contribuenti nati all’estero che risiedono nella nostra provincia, per un valore di Irpef complessivo di 114 milioni di euro, in media 3.920 euro di imposta a testa. Circa 2mila euro in meno rispetto alla media dei lavoratori comaschi.

I dati sono elaborazioni dalla Fondazione Leone Moressa su dati StockView-Infocamere forniti dalla Camera di Commercio di Venezia Rovigo riferiti al 2021 e vogliono indagare quale sia l’apporto economico del lavoro delle presone straniere in Italia.

La classifica

Como si posiziona nella metà inferiore delle provincie lombarde per numero di presenze di immigrati sul territorio. Ancora più basse le quote per Lecco (23.136) e per Sondrio che, con 10.747 lavoratori stranieri, è il fanalino di coda regionale. Per Como si tratta di un’incidenza di lavoratori poco più alta del 10% del totale, omogenea al dato medio nazionale. Il valore netto dei redditi complessivi dei lavoratori stranieri a Como è di 706 milioni di euro, significa un reddito medio di poco più di 17mila euro. Il gap con la media dei guadagni dei lavoratori comaschi è di oltre 8mila euro, uguale al dato medio italiano.

In Italia, complessivamente, 2,4 milioni di lavoratori immigrati producono 154 miliardi di Pil (9%) secondo le analisi del Rapporto annuale 2023 sull’economia dell’Immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato lo scorso giovedì al Viminale e alla Camera dei Deputati. L’obiettivo è verificare quale sia l’impatto fiscale del lavoro dei migranti.

Dopo la pandemia che ha segnato uno stop degli arrivi di lavoratori stranieri regolari, è tornato a crescere il numero di contribuenti immigrati. Si tratta di 4,3 milioni di contribuenti (10,4% del totale), che nel 2022 hanno dichiarato redditi per 64 miliardi di euro e versato 9,6 miliardi di Irpef. Rimane alto il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati (circa 8 mila euro annui di differenza), conseguenza diretta della concentrazione occupazionale.

Rimane positivo il saldo tra il gettito fiscale e contributivo (entrate, 29,2 miliardi) e la spesa pubblica per i servizi di welfare (uscite, 27,4 miliardi), con +1,8 miliardi di euro in attivo. Gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.

La fotografia

Anche il tasso di occupazione degli stranieri (60,6%) torna a superare quello degli italiani (60,1%) dopo la pandemia, pur rimanendo al di sotto dei livelli pre-Covid. Gli occupati stranieri sono 2,4 milioni e si concentrano nei lavori manuali: l’incidenza degli stranieri, infatti, è mediamente del 10,3% sui lavoratori totali, ma raggiunge il 28,9% tra il personale non qualificato. I lavoratori immigrati producono 154,3 miliardi di valore aggiunto, dando un contributo al Pil pari al 9%. L’incidenza sul Pil aumenta sensibilmente in agricoltura (15,7%), ed edilizia (14,5%).

Sono in testa gli stranieri di origine cinese tra gli imprenditori immigrati in costante aumento: nel 2022 sono 761 mila (10,1% del totale). In dodici anni (2010-22), gli imprenditori immigrati sono cresciuti (+39,7%) mentre gli italiani sono diminuiti (-10,2%). Incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori di costruzioni, commercio e ristorazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA